La denuncia del Coordinamento scuole. L’assessore Marnica: «Ogni 15 giorni Roma complica tutto»
MASSA. È un atto di accusa diretto e realistico, quello del Coordinamento scuole Massa: «Il Governo niente ha fatto di strutturale per risolvere i problemi della scuola. Così ad ogni minimo intoppo c'è la Didattica distanza (Dad, ndr) o la chiusura di servizi essenziali a risolvere il problema ed i dirigenti, non opponendosi, anzi avallando queste situazioni, non fanno altro che spianare la strada ad una “disintegrazione”dell'Istruzione pubblica». Accade alla primaria “De Amicis” di Turano, dove alla Dad si ricorre anche quando si rompe la caldaia, ma il quadro complessivo racconta di «decine e decine di classi completamente in Dad e centinaia di studenti in didattica mista. Una situazione caotica e ormai ingestibile di cui è completamente responsabile la politica, a tutti i livelli». Per non parlare – sottolinea il Coordinamento – dei servizi mensa aboliti e degli orari di frequenza ridotti, in un generale fai-da-te di ciascun dirigente scolastico.
Nadia Marnica, assessore all’Istruzione del Comune di Massa, nella scuola lavora e conferma il quadro riportato nella nota del Coordinamento: «La scuola, in mezzo alla pandemia, è stata lasciata molto all’autonomia di ogni singolo dirigente scolastico. Che di quello che fa risponde personalmente» e, quindi, tende a stringere piuttosto che allargare le maglie di una normativa in continua evoluzione. «Ogni 10/15 giorni ci vediamo modificare la normativa già di per sè complessa». L’assessore fa l’esempio del servizio mensa «che poi è tempo scuola a tutti gli effetti» e racconta: «La norma raccomanda di mangiare a due metri di distanza. Nella maggior parte delle scuole non si finisce il pranzo neppure se si fanno tre turni. Così i dirigenti sospendono il servizio mensa e gli alunni vanno a pranzo a casa e rientrano. Questo a me piace poco, ma capisco il contesto in cui si arriva alla decisione».
Scuola nel caos da stress normativo, come dichiarato ni giorni scorsi al Tirreno da Donatella Buonriposi, responsabile dell’Ufficio scolastico territoriale. «Volete un altro esempio?», continua l’assessore che spiega: «Con un solo caso di positività in classe non c’è obbligo di segnalazione alla Asl. Così non viene attivato il meccanismo dei voucher gratuiti per effettuare i tamponi su bambini e ragazzi, e le famiglie se li devono pagare, con non poca spesa se hanno più di un figlio in età scolare».
E, ancora: «Adesso, con un caso di positività alle scuole medie è necessario controllare i green pass all’ingresso a scuola. Dovrebbero farlo i dirigenti scolastici, ma sugli Istituti comprensivi è impossibile perché i “presidi” non hanno ancora il dono dell’ubiquità. Per non parlare del fatto che noi abbiamo ancora molti Istituti in reggenza. Finisce che il compito tocca agli insegnanti e, così, la prima ora di lezione se ne va per questa attività».
L’assessore Marnica ha una propria idea dei motivi del caso e non la nasconde: «Perché chi parla di scuola è gente che non fa la scuola. Altrimenti saprebbero che i ragazzi, ovunque, sono da due ligi a tutte le regole anti covid. E che il contagio, a scuola, arriva da fuori». Se non sai tutto questo «la scuola spaventa. Così hanno cercato di mettere regole e hanno incasinato tutto. A farne le spese poi sono bambini e ragazzi che si ritrovano di continuo in Dad». La previsione di Marnica è fosca: «Vedremo i risultati tra qualche anno: sia dal punto di vista dell’istruzione che da quello dei rapporti tra giovanissimi. Vedo già continui episodi di bullismo tra i bambini piccoli».
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