Salvini sblocca la corsa il Quirinale: "Chiediamo a Mattarella di ripensarci"
Il leader della Lega, dopo la debacle di Casellati, apre alla possibilità del bis per il presidente della Repubblica
ROMA. «Invece di andare avanti per giorni consideriamo se non sia più serio chiedere a Mattarella “ripensaci”». Sono le 10.35 quando Matteo Salvini percorre i tappeti rossi del Transatlantico. Un’epifania quasi incongrua del leader dopo giorni passati fra incontri segreti. Ma non è un caso che scelga di presentarsi in Parlamento. Il capo della Lega vuole apparire come l’apriscatole dello stallo che da giorni paralizza i partiti in un gioco di veti incrociati sulla corsa al Quirinale. Così si lascia avvicinare dai giornalisti e invia il messaggio decisivo per l’elezione del Capo dello Stato.
Ed è chiaro: «Dopo aver passato giorni a sentirsi dire no a candidati presentati da loro, dopo aver detto no a servitori dello Stato come il capo dei servizi segreti per regolare conti interni ai partiti, non deve essere una scelta di ripiego, arrivati al sesto giorno di no, io ho massimo rispetto per lui, ma se quella è la via ci si arrivi con convinzione », dice rispondendo a chi gli chiede di un bis di Mattarella e di commentare le parole di Enrico Letta, che alle 9 si presenta alla Camera invocando di «ascoltare la saggezza del Parlamento» che ieri ha spinto Mattarella con 336 voti. Era da poco finito un incontro con i leader della coalizione di governo. Presenti lui, Letta, Tajani, Renzi, Speranza. Assente solo Giuseppe Conte. Sembrava un nuovo stallo, altre ore di palude. Per lui, dopo lo schianto su Elisabetta Casellati, rischiava di essere la certificazione di un fallimento. Anche interno al partito, in cui la fedeltà al leader cominciava a scricchiolare. Per questo a Salvini serve lanciare il messaggio che sblocca la corsa: saliamo al Colle a chiedere il bis.
«Dobbiamo farlo tutti, se è questa la strada ci si arrivi con convinzione». Il trasloco di Mario Draghi non è contemplabile: «Meglio resti a Palazzo Chigi o diventa rischioso». Poi precisa: «Se non c’è intesa tanto vale che la squadra resti così, con Mattarella e Draghi». La squadra che certifica l’ennesimo crash dei partiti e della politica, sancisce il default dei leader nella scelta della più alta carica dello Stato, ma garantisce tutti, li salvaguarda. Né vincitori né vinti.