Coronavirus, il dottor Cognetta: «Quarta dose per i soggetti fragili e vaccino a tutte le fasce di età»

LIVORNO. «Il Covid perde aggressività e i dati lo dimostrano. Resta invece la possibilità d’una nuova variante pericolosa e insensibile agli attuali vaccini». È prudente, nelle sue previsioni, il presidente dell’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri. «In ogni caso – prosegue Pasquale Cognetta – ritengo che l’attuale andamento favorevole proseguirà e che dovremmo liberarci della pandemia. È opportuna, in ogni caso, la quarta dose ai soggetti a rischio ed estendere il ciclo basale a tutte le fasce d’età».

Il calo progressivo dei dati sta facendo passare un messaggio forse troppo positivo, sostenuto anche da una concomitante diminuzione delle misure restrittive. C’è il rischio che s’arrivi, di fatto, ad un delicato “liberi tutti” come in passato?

«Non credo, la grande maggioranza delle persone ricorda bene cosa abbiamo passato e ha paura della malattia. Le misure restrittive saranno allentate gradualmente e comunque gran parte della popolazione è protetta almeno dalla forma grave. Le ultime varianti del coronavirus sembrano aver perso in aggressività anche se sono molto contagiose; il pericolo è la comparsa di una nuova variante pericolosa e insensibile agli attuali vaccini».

Nella fascia fra 50 e 60 anni, è presente ancora una preoccupante percentuale di non vaccinati. Dopo una lunga campagna vaccinale e d’informazione, si può sperare di trovare una soluzione o dovremo prenderne atto che più di così non si poteva fare?

«Si è arrivati all’obbligo a partire dai 50 anni con sanzioni per gli inadempienti. Non credo si possa fare di più».

Sono controverse e altalenanti le informazioni scientifiche sulla possibilità di andare incontro ad una quarta ondata. La storia delle pandemie non lo esclude. Come medico, la ritiene un’ipotesi possibile?

«Sì, soprattutto avendo a disposizione vaccini che non impediscono il contagio anche se proteggono dalla malattia in forma grave. Neanche la malattia sembra garantire immunità molto duratura specie nelle forme lievi. Si dovrebbe arrivare a mio parere a una situazione endemica non grave, anziché a vere ondate pandemiche. Nel frattempo, l’influenza si vede molto poco».

La quarantena è stata dimezzata da dieci a cinque giorni con tampone. L’opinione pubblica si chiede: la scelta segue effettivamente un criterio scientifico di sicurezza?

«I provvedimenti d’isolamento del malato e di quarantena dei contatti tengono conto del sostanziale cambiamento della malattia, che ha attenuato la sua gravità, anche se ancora molte persone muoiono, generalmente perché non vaccinate».

Lei è del parere che potremo, comunque, trascorrere una primavera serena?

«Penso che l’attuale andamento favorevole proseguirà e che dovremmo liberarci dalla pandemia. È opportuno completare la vaccinazione con una quarta dose nei soggetti a rischio, ed estendere il ciclo basale a tutte le fasce di età».

In merito al dibattito in corso sul ricambio generazionale dei medici, qual’è la sua opinione?

«Condivido la posizione di Angeletti. Il contesto, per fortuna, ora è molto diverso e i medici non devono aspettare più o meno a lungo per avere un numero anche importante di assistiti. L’esperienza la maturano facendo e l’esperienza diretta è la migliore maestra se associata a solide conoscenze, spirito di osservazione, impegno e indispensabile prudenza. La categoria dei Medici di Medicina Generale, a cui verranno richiesti compiti sempre più definiti e precisi, dalle vaccinazioni dell’adulto alla telemedicina alla diagnostica diretta point of care (fatta in studio) tanto per fare qualche esempio, non può far conto sui colleghi ultrasettantenni che hanno certamente un grande bagaglio di esperienza che sarebbe opportuno non perdere, ma che, anche per inevitabili limiti fisici, devono lasciare il passo ai colleghi più giovani. Esiste certamente però un problema attuale di mancanza di medici che durerà ancora vari anni e che va risolto con provvedimenti tampone, fra i quali c’è chi propone un proseguimento volontario dell’attività da parte di medici ultrasettantenni. A mio parere le soluzioni sono altre, anche perché le difficoltà sono soprattutto in zone diciamo disagiate e nei turni di Guardia Medica e non possiamo certo risolverle con i colleghi ultrasettantenni».