Pisa, i sindacati in piazza per il mancato rinnovo del contratto nazionale: «A queste condizioni i giovani non si avvicinano»
PISA. «Un lavoro usurante, sottopagato e con poche prospettive. Senza il rinnovo del contratto collettivo nazionale le aziende avranno non poche difficoltà a reperire il personale necessario ad assicurare il servizio». Non è ancora un vero e proprio grido di allarme. I sindacati degli autoferrotranvieri lanciano però un sos per un settore che negli ultimi anni è diventato sempre meno attrattivo.
«Manca personale e soprattutto i più giovani non si avvicinano più a questo lavoro», dicono i rappresentanti di Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Faisa-Cisal uniti in presidio con decine di lavoratori davanti al palazzo della prefettura nel giorno dello sciopero di 24 ore indetto a livello nazionale per rivendicare lo sblocco delle trattative e il rinnovo del contratto collettivo nazionale di riferimento scaduto da oltre quattro anni. «In Toscana mancano duecento autisti. Pisa e provincia soffrono la mancanza di un numero adeguato di personale per garantire al meglio il servizio», continuano le organizzazioni sindacali. Gli sforzi di Autolinee Toscane, il nuovo gestore del servizio di trasporto pubblico locale su gomma in Toscana, a reclutare nuovi conducenti non ha dato per il momento i frutti sperati. O almeno, le risposte non sarebbero state sufficienti a soddisfare la domanda.
Dallo scorso dicembre la società ha avviato una maxi campagna di recruiting per assunzioni di nuovi autisti. Quasi trecento da assumere entro il 2023, di cui duecento nel corso dell’anno anche per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha costretto a casa nelle ultime settimane decine e decine di conducenti. «Ci sono molti problemi a trovarli – specificano i sindacati – . In provincia di Pisa, nei primi mesi dell’anno sarebbero dovuti arrivare almeno dieci nuovi autisti. Ne sono stati trovati solo due e uno ha lasciato dopo pochi giorni. Difficoltà alimentate soprattutto dai salari bassi e dalle scarse prospettive a fronte di un lavoro usurante e agli “investimenti” personali necessari per avviare la professione». Tante e costose le barriere di ingresso: oltre alla patente specifica è necessario anche il Cqc (certificato di qualificazione conducente) con costi che oscillano tra i tremila e i cinquemila euro. Un quadro reso ancora più difficile dal mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria, che ieri ha fatto scattare la mobilitazione in tutta Italia.
Secondo le stime dei sindacati, l’adesione allo sciopero a Pisa e provincia ha sfiorato il 90%. Un chiaro segnale di un diffuso malumore.
«Dall’inizio della pandemia, i lavoratori del trasporto pubblico locale non hanno mai smesso di lavorare, facendo fronte anche alla cassa integrazione, per garantire il diritto alla mobilità anche nei momenti peggiori – concludono le organizzazioni sindacali e i lavoratori in presidio –. Adesso non vengono riconosciuti gli sforzi, l’impegno e il ruolo che il personale del trasporto pubblico locale ha avuto durante tutte le fasi della pandemia per assicurare un servizio fondamentale. Negli ultimi 22 anni, il contratto è stato rinnovato solo tre volte, l’ultimo è scaduto oltre quattro anni fa. Al governo chiediamo di facilitare il rinnovo del contratto per riorganizzare il settore dal punto di vista normativo ed economico. Le risorse ci sono. Con le ultime manovre sono stati stanziati oltre tre miliardi e mezzo di euro, ma le associazioni datoriali non sono disposte a riconoscere nessun aumento salariale ai lavoratori. Una posizione inaccettabile».