L'imprenditore toscano bloccato a Kiev: "Ragazzini in strada preparano molotov, le chiamano: cocktail per i russi"
CHIUSI (SIENA). "Aspetta che mi metto gli auricolari, così se suonano le sirene continuo a sentirti" Paolo Buricca è un imprenditore di Chiusi, in Provincia di Siena. Passa gran parte del suo tempo in Ucraina per lavoro dove si occupa di vendita di sanitari. Quando è scoppiato il conflitto, Buricca avrebbe già dovuto essere sulla strada del rientro ma è rimasto bloccato a Kiev e non sa quando potrà tornare a casa. "Dovevo partire prima dell'invasione ma ci sono stati problemi tecnici. Poi un secondo volo era previsto due giorni dopo l'invasione ma hanno chiuso lo spazio aereo. Non sappiamo bene cosa succederà e se partiremo presto. Sono pronto a difendermi e a difendere loro. Io vivo in Toscana, sono cacciatore, non ho grossi problemi ad imbracciare un fucile".
Com'è la situazione?
"Non è molto diversa da quella che viene raccontata nei giornali e in televisione. Al momento sono nel mio appartamento che si trova ad appena 600 metri dal palazzo del Governo ucraino. Ogni tanto suonano le sirene e dobbiamo scendere al terzo piano seminterrato, nel bunker. Ci dobbiamo passare la notte e la mattina risaliamo ai nostri appartamenti. Abbiamo sentito colpi di mortaio fino alle cinque del mattino Per il resto ci atteniamo al coprifuoco. Ho fatto una fotografia l'altro giorno di un missile inesploso rimasto conficcato nell’asfalto in mezzo ai palazzi. Ve la mando..."
Da quanto frequenta l'Ucraina?
"Ormai sono venticinque anni che passo dieci giorni in Italia e un mese a Kiev. Per me è una seconda casa. Mi sento molto vicino a queste persone...".
Come si vive a Kiev?
"La situazione è difficile, non lo nego. Ieri sono andato a fare la spesa anche se avevo riserve per dieci giorni. Ma, non sapendo come si svilupperà la situazione, ho comunque deciso di fare scorte. Anche perché per alcuni giorni non funzionavano le carte di credito. Quando le hanno prese di nuovo ho deciso di uscire. Proprio mentre tornavo a casa ho visto un signore, avrà avuto l'età di mio padre, 80/85 anni, tutto curvo che faceva fatica a portare la sporta con dentro le patate. L'ho fermato e l'ho aiutato a portare la sua piccola spesa a casa. La cosa che mi ha molto intenerito è che la figlia che vive con lui mi ha portato dei ravioli fatti a mano per averlo aiutato".
Adesso c'è la chiamata alla leva per la popolazione. Le persone stanno rispondendo?
"Adesso possono unirsi alla resistenza tutti gli ucraini tra i 18 e i 60 anni. Il popolo ucraino è passionale, un po' come noi italiani. E ci sono molti che hanno deciso di unirsi all'esercito. Ho visto sotto casa che distribuivano armi. Anche a me hanno dato un kalashnikov quando sono sceso nel bunker. Solo dopo mi hanno chiesto se lo sapessi usare: fortunatamente mi ricordavo degli anni di militare. Devo ammettere che quell'arma non sembrava proprio sicura: anzi, mi sembrava piuttosto vecchiotta. In strada adesso si vedono i ragazzini, avranno al massimo 16 anni, che preparano le molotov. Li chiamano "i cocktails per i russi". Tutti provano a fare la propria parte".
Sembra di capire che non sa quando potrà tornare in Italia...
"No, assolutamente. Dalla Farnesina ci hanno fatto sapere che nel fine settimana si potrebbe aprire un corridoio umanitario. Ma la situazione mi pare un po' complicata: la soluzione sarebbe quella di trasportarci via treno verso Leopoli e poi da lì in Italia. In realtà abbiamo notizie che parte della ferrovia sia stata minata e ci sono dei tratti interrotti. Alcuni miei amici hanno deciso di comprare un pulmino da otto o nove posti. Si sono diretti a Ovest ma l'esercito ucraino li ha fermati. Hanno fatto scendere i due ucraini e li hanno esortati a tornare indietro: "Non sapete che c'è la legge marziale e potremmo arrestarvi come disertori?", gli hanno detto. Insomma, al momento è tutto sospeso".