In Toscana 550 mila test, visite e interventi arretrati da smaltire entro ottobre
Il piano della Regione da 31 milioni. L’impegno di Bezzini: «Tre esami su quattro saranno prenotati nel pubblico»
FIRENZE. L’impennata c’è stata a fine 2021. Soprattutto fra settembre e ottobre, quando la pandemia sembrava rallentata, la richiesta di esami e visite è aumentata del 25% rispetto allo stesso periodo del 2019, l’ultimo anno Covid-free, senza coronavirus. In due anni, in Toscana, la sanità pubblica ha accumulato 550mila prestazione arretrate: causa pandemia, è rimasta indietro di oltre mezzo milione di test, visite e interventi programmati. Ora, la Regione promette di rimettersi (quasi) in pari con le visite, gli interventi programmati e gli esami entro la fine dell’estate. Grazie ai 31 milioni e mezzo che lo Stato ha trasferito alla Toscana (come previsto) dal fondo sanitario nazionale.
si parte da marzo
L’assessore alla Sanità, Simone Bezzini, è chiaro: da marzo (quindi fra pochi giorni) le Asl inizieranno a contattare i pazienti che hanno prenotato esami e visite ma non li hanno ottenuti. O che sono in attesa da troppo tempo: «Ciascuna Asl chiamerà i pazienti secondo modalità che deciderà di attuare. La Regione ha stanziato i fondi per ogni azienda sanitaria in base alla qauntità di prestazioni arretrate. La gestione delle liste d’attesa è poi demandata a ciascuna azienda. Entro la fine dell’estate, però, devono essere raggiunti due obiettivi: 1) il 90% di esami e visite deve essere garantito entro i tempi limite stabiliti dalla Regione (che sono più bassi rispetto alle tempistiche nazionali); 2) il 75% delle prestazioni sanitarie prescritte (tre su quattro) deve essere prenotato con il servizio pubblico».
l’impennata d’autunno
Il progetto è ambizioso, considerato l’arretrato che la Toscana si porta dietro. L’anno peggiore è stato il 2020, quando la pandemia ha quasi paralizzato ogni attività sanitaria che non fosse urgente: il personale era soprattutto impegnato a contrastare la diffusione del coronavirus, conferma Bezzini. Nel 2021, con i vaccini e l’allentamento della pandemia c’era stato un recupero. Ma fra settembre e ottobre «abbiamo assistito a un fenomeno di cui non avevamo tenuto conto: l’impennata della domanda. L’offerta possiamo controllarla, le richieste no. Invece – ammette l’assessore regionale – appena il Covid ha rallentato, i toscani hanno ripreso a effettuare controlli, esami, visite trascurate nei mesi precedenti: molte persone, per timore di possibili contagi, hanno rinviato gli accertamenti differibili durante i l periodo di massima diffusione del Covid-19. Ma quando l’allarme pandemia è sembrato rientrare, tutti si sono mossi». E il sistema sanitario regionale è andato in affanno di nuovo.
VISITE ambulatoriali
Così, fra le visite specialistiche, che in media devono essere garantite entro 15 giorni (quando si tratta di prima visita) si sono accumulate circa 250mila prestazioni arretrate. Non in tutti i settori, però. In particolare, per la Regione si registrano «evidenti criticità per cardiologia, dermatologia, ortopedia e pneumologia; le prestazioni prescritte e non prenotate/erogate di queste discipline rappresentano, a livello regionale, circa il 50% delle prestazioni da recuperare; tuttavia l’andamento è diversificato nelle diverse aziende sanitarie».
ESAMI arretrati
Riguardo, invece, ai test, l’arretrato tocca le 300.000 richieste. «Le maggiori difficoltà – si legge nella relazione della Regione alla base del piano di rientro – si sono registrate per le prestazioni con alti volumi di prescrizione quali la diagnostica ecografica, nonché per le risonanze magnetiche e per la diagnostica endoscopica». Al contrario, abbastanza buona risulta la situazione delle Tac.
Interventi
programmati
Anche negli interventi di “elezione”, quelli programmati e programmabili (dalle ernie alle colicisti), ci sono arretrati. Ma non così alti come per le visite e gli esami. Secondo la Regione, nel 2020, il primo anno della pandemia, si è accumulata una lista da smaltire di 47 mila interventi chirurgici programmati in ricovero e 22 mila interventi di chirurgia ambulatoriale. Di questi quasi 70mila interventi arretrati, quasi la metà sarabbe stata recuperata nel corso del 2021. Il 2022, dunque, si apre con un arretrato di 37mila interventi.
Non sono pochi. Soprattutto se sommati agli appuntamenti che le Asl devono dare per visite ed esami vari «adottando un proprio piano di riassorbimento delle prestazioni ambulatoriali e dei ricoveri» attraverso i canali indicati dalla Regione. I canali - ribadisce Bezzini – sono tre: «Puntiamo sulla produttività aggiuntiva, pagando i nostri dipendenti perché lavorino extra-orario, con turni speciali la sera o il sabato; puntiamo sugli specialisti convenzionati: medici esterni che effettuano visite nelle strutture pubbliche; prevediamo anche di potenziare convenzioni e accordi con il privato accreditato, per mandare i pazienti a effettuare esami in cliniche private (al costo del ticket, per l’utente)».
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