Aulla, non si vaccina e chiude il bar: «Sono un over 50 no-vax e rispetto la legge»
AULLA. Da un paio di giorni a chi passa a piedi davanti al numero civico 120 di via Nazionale ad Aulla, non è sfuggito che sulla saracinesca abbassata del “Caffè Bei & Nannini” è comparso un foglietto bianco appiccicato con lo scotch che recita: “Chiuso fino al 15 giugno. Over 50 NoVax”, come riporta la scritta tracciata con una penna sul foglietto. Quanto basta per scatenare una più che legittima curiosità. Così il Tirreno ha rintracciato Giorgio Gabrielli, proprietario del bar ubicato accanto a una nota ferramenta. «La mia non vuole essere una forma di protesta, ci tengo a dirlo subito, nella maniera più chiara possibile», esordisce Gabrielli, che porta avanti il bar dal 1990, in quell’angolo di via Nazionale dove un tempo – come sicuramente ricordano gli aullesi coi capelli bianchi – c’era una rivendita di vini e bevande.
«Anzi, avendo deciso di chiudere la mia attività, ho semplicemente rispettato la legge, visto che ho le mie idee e ho fatto una scelta, ovvero di non sottopormi a quella che considero una cura genico sperimentale, aggiunge Gabrielli. Il quale, non a caso, ha abbassato la saracinesca del suo bar da poco più di un mese. Infatti, dal 15 febbraio scorso il green pass rafforzato, che si può ottenere esclusivamente a seguito di vaccinazione o di guarigione dal covid-19, è richiesto a tutti i lavoratori pubblici e privati, dai 50 anni di età in su, per accedere ai luoghi di lavoro. L’obbligo, inizialmente, era previsto restasse in vigore fino al 15 giugno. Ma, proprio in queste ore, si sta discutendo di un suo superamento anticipato, probabilmente già dal mese di maggio.
«Mi hanno chiamato tanti clienti in questo mese», prosegue Gabrielli, «per sapere cosa era successo, come mai avevo chiuso, come stavo. Qualcuno ha anche pensato che mi fossi ammalato di covid. Ma, fortunatamente, sono una persona sana. E non sono contro i vaccini, che nella storia hanno salvato un sacco di gente: solo rifiuto questa cura genico sperimentale, considerata tale non da me, ma dalle multinazionali del farmaco che l’hanno inventata». Non ha fatto alcuna dose di vaccino contro il coronavirus il signor Gabrielli, che di anni ne ha 56, e quindi – prima che venisse introdotto il green pass obbligatorio per andare al lavoro – si faceva i tamponi, tanti tamponi: «Ne ho fatti ben 64. A 15 euro a tampone, fate pure voi il calcolo di quanto soldi ho speso», conclude l’esercente aullese.
Dal 1° maggio prossimo dovrebbe esserci lo stop definitivo al green pass, sia nella versione base che in quella rinforzata, e alle mascherine al chiuso. La conferma è arrivata dopo l’incontro del premier Draghi con la cabina di regia. Nel cronoprogramma stabilito, dal 1° aprile non servirà più esibire il super green pass per entrare nei luoghi di lavoro, over 50 inclusi: basterà quello base. Mentre sarà ancora richiesto il rinforzato per i servizi di ristorazione al chiuso, centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi, eventi sportivi al chiuso fino a fine aprile.
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