Pisa, a processo l'ex direttore di Confartigianato: «Prelevava soldi dell'azienda nonostante fosse stato licenziato»

L’imputato si difende in aula: «La dirigenza sempre informata. In attesa che trovassero un sostituto per il mio incarico ho continuato a lavorare per l'ente che ha rappresentato tanta parte della mia vita professionale»

PISA. Prima il licenziamento, poi la denuncia per appropriazione indebita. E ora un processo in cui l’ex direttore della Confartigianato di Pisa deve difendersi dall’accusa di aver prelevato soldi dai conti correnti.

A fine gennaio 2017 al dirigente era arrivata una raccomandata con la quale il datore di lavoro gli comunicava il licenziamento. E nel dirsi addio le parti avevano convenuto anche una somma da liquidare all’ormai ex dipendente nell’arco di dieci anni, circa 80mila euro.dell’associazione di categoria quando, per l’accusa, non era più titolato a svolgere quel tipo di operazioni.

Davanti al giudice Susanna Messina è finito Paolo Margheri, 63 anni, residente a Livorno, difeso dall’avvocato Massimiliano Ferretti. Parte civile Confartigianato Pisa con il legale David Billetta.

I rapporti tra Margheri e l’associazione degli artigiani dopo anni proficui e di reciproca fiducia si erano interrotti con un atto formale.

A fine gennaio 2017 al dirigente era arrivata una raccomandata con la quale il datore di lavoro gli comunicava il licenziamento. E nel dirsi addio le parti avevano convenuto anche una somma da liquidare all’ormai ex dipendente nell’arco di dieci anni, circa 80mila euro.

Quello che è successo dopo il 31 gennaio è il tema del dibattimento che ha visto il contributo dell’imputato sentito in aula. Margheri ha risposto alle domande del pm onorario Mariangela Mosca, degli avvocati e del giudice. Il punto è stato: perché da licenziato ha continuato a operare come direttore della Confartigianato facendo prelievi per oltre 9mila euro e usando, a volte, anche il timbro dell’associazione?

Agli atti ci sono otto prelievi allo sportello, uno con il timbro e sette senza.

«Dopo il licenziamento ho effettuato una serie di operazioni legali di cui erano informati i vertici dell’associazione – ha spiegato Margheri –. In attesa che trovassero un sostituto per il mio incarico ho continuato a lavorare per Confartigianato che ha rappresentato tanta parte della mia vita professionale». Un esempio citato dall’imputato su come fossero poi stati impiegati i soldi prelevati è stato quello del saldo di una fattura per i servizi telefonici.

«I dirigenti erano a conoscenza delle spese fatte nell’ordinaria gestione dell’ente», ha sottolineato Margheri precisando di avere all’epoca la consapevolezza che dopo il licenziamento avrebbe lavorato gratuitamente.

Alla decisione di querelare per appropriazione indebita l’ex direttore, i vertici di Confartigianato sono arrivati dopo una ricognizione contabile chiesta a Margheri.

Già il licenziamento era maturato in un clima di dubbi che, però, l’associazione aveva deciso di gestire all’interno ricorrendo alla fine del rapporto di lavoro.

Quando poi i movimenti contabili hanno offerto scenari più anomali rispetto a quelli ipotizzati al momento di procedere al licenziamento del direttore, il caso è uscito dalle stanze di via Matteucci per prendere la strada della Procura con la presentazione della querela per appropriazione indebita.

Prossima udienza a giugno per la discussione e l’eventuale sentenza.


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