Non sono ancora concluse le indagini sul rogo della notte del 28 febbraio. L’amministratrice Pica assiste i condomini e segue anche l’iter assicurativo
GROSSETO. Sarà una Pasqua amara per le quattordici famiglie che vivono nel palazzo ex Rama evacuato dalla notte dello scorso 28 febbraio a causa di un incendio partito dal locale che ospita il quadro elettrico.
In questi quaranta giorni dall’interminabile serata trascorsa in mezzo a un fumo nero e denso, proprietari e affittuari hanno sperato in una rapida risoluzione del problema, ma i tempi, come sembrava all’indomani del rogo, sono lunghi e le prossime festività dovranno essere passate con chi ha dato loro ospitalità. «L’inchiesta per l’incendio – fa sapere l’amministratrice del condominio, Laura Pica – sta andando avanti. Da qualche settimana la Procura ha preso in mano il caso, ma le indagini non sono state ancora concluse».
Fin dal primo momento si è pensato a un corto circuito: quel fumo denso, accompagnato da un forte odore di gomma bruciata, s’è impossessato in fretta della palazzina, nascondendo completamente la visibilità a chi ha provato a uscire con le proprie gambe dal palazzo, tanto che chi ha utilizzato le scale per tentare la fuga, è il caso della maestra Lorenza Fommei, invece di aprire le finestre e provare a respirare dal bancone, ha avuto una maggior degenza in ospedale. Qualche giorno dopo l’episodio c’è stato anche chi ha sostenuto di aver visto alcune persone uscire dalle scale del palazzo, prima dell’arrivo del fumo e una di questa avrebbe avuto un estintore in mano. Illazioni che non hanno avuto riscontro e quelle presenze, se ci sono state, non hanno nulla a che vedere con l’incendio, dovuto probabilmente a un corto circuito.
L’impianto elettrico risale a circa vent’anni fa e, a parte il recente cambio dei contatori da parte dell’Enel, non ha avuto importanti interventi di restyling. Le famiglie adesso spettano solo che l’ingegner Andrea Guidetti depositi la sua perizia per chiudere l’inchiesta e dare il via ai lavori. «Stiamo purtroppo rispettando i tempi della vigilia – aggiunge Pica – anche se quotidianamente teniamo sotto controllo la situazione. È già stato aperto il sinistro con l’assicurazione ed è stato nominato un perito per la bonifica della palazzina e degli appartamenti».
Il vano che contiene il quadro elettrico ha ancora il nastro bianco e rosso, mentre i sigilli sono stati tolti dalle scale, per cui i titolari possono entrare liberamente in casa almeno per prendere le loro cose, anche se senza luce possono fare ben poco. Comunque è un passo avanti, se si considera che nei primi giorni di marzo occorreva prendere un appuntamento con i vigili del fuoco e della polizia municipale per farsi accompagnare, un po’ alla volta, nelle case dai pompieri per portare via il minimo indispensabile. Grazie a genitori, fratelli, figli o amici, le quattordici famiglie che sono state evacuate quella notte hanno un tetto dove vivere, ma per la prossima Pasqua dovranno rimanere fuori dalla loro amata abitazione, anche se sperano di trovare dentro l’uovo la chiusura dell’inchiesta per cominciare a vedere la fine di questo incubo.