Urbanistica, Marson: «La proposta Pd snatura la mia legge. La Costa rischia scempi ambientali»
L'ex assessora che scrisse il piano del paesaggio. «Semplificazione? Sullo stadio di Firenze cittadini ignorati»
FIRENZE. «Se non è stata snaturata, certo è stata molto indebolita nella sua carica innovativa, lesa nei suoi punti qualificanti». Ora, dopo anni, usa le parole del distacco. Anna Marson riesce a guardare dalla giusta distanza la legge sul governo del territorio che in Toscana porta il suo nome. Certo le “aggressioni” alla legge e al piano paesaggistico partorito nel 2014 dopo mesi di polemiche e negoziati risvegliano sempre vecchi angeli e demoni nella memoria di una delle urbaniste più famose d’Italia. L’ultimo assalto, dice la docente dell’Università Iuav di Venezia già assessore all’urbanistica e al paesaggio della giunta Rossi dal 2010 al 2015, è la proposta di legge del Pd sulla semplificazione delle procedure per i progetti finanziati col Pnrr appena approvata in commissione territorio in consiglio regionale. I dem, dopo le polemiche di ambientalisti e Cgil, l’hanno modificata per smussarne le asperità.
Professoressa, il testo adesso non prevede più che le opere finanziate con i soldi del Recovery possano essere esonerate dalla Valutazione di impatto ambientale. Lei teme che possa ancora scalfire la legge 65?
«Certo che la scalfisce. L’hanno dovuto modificare perché la prima versione rischiava un’impugnativa per incostituzionalità, la Via è una prescrizione fissata da una normativa europea e recepita da una legge dello Stato. Ma restano molti nodi irrisolti e problemi».
Quali?
«Il primo è che per approvare una variante urbanistica decade qualsiasi obbligo a costruire un quadro conoscitivo del territorio in cui dovrà essere calata l’opera. Il secondo è il fatto che sia stato eliminato qualsiasi processo di partecipazione dei cittadini, fondamentale anche per evitare ricorsi e che poi i progetti vengano bloccati. Basti pensare che una volta ottenuto l’ok dalla conferenza dei servizi, ci sono solo 15 giorni per presentare osservazioni. E poi, la democrazia...».
Cosa intende?
«La legge sulla semplificazione mortifica il ruolo dei consigli comunali, che avranno solo un potere di ratifica delle decisioni prese in conferenza dei servizi. Non solo. Basterà uno studio di fattibilità per approvare una variante automatica agli strumenti urbanistici dei Comuni. Una cosa mai vista prima in Italia. E poi i progetti finanziati dal Pnrr saranno esonerati dalla Vas, la Valutazione ambientale strategica».
Perché è così importante?
«La Vas è lo strumento che consente di valutare se ci sono problemi relativi alla localizzazione a monte del progetto esecutivo. In sede di Via la localizzazione è già data per scontata. Pensate alla base militare di Coltano. Non verrà sottoposta a Vas».
Ma non crede che in effetti con le procedure attuali sarà difficile portare a termine i cantieri entro il 2026 come chiede l’Europa per le opere finanziate dal Pnrr?
«Guardi, se ci limitiamo a valutare come sono enunciate le missioni del Pnrr sembrano tutte prive di problemi: innovazione, transizione ecologica, inclusione e coesione... Ecco, nell’inclusione ci sono anche le opere per lo sport, ad esempio lo stadio Franchi a Firenze. Ecco, poi guardando il sito del Comune di Firenze, ben fatto, ho scoperto che oltre al progetto di revisione del Franchi sono previsti anche 15mila metri quadri a destinazione commerciale, turistico ricettiva e direzionale. Con il procedimento di variante automatica su queste modificazioni la comunità su cui impatterà l’opera non potrà esprimersi. Insomma, il diavolo si annida nei particolari».
L’emendamento firmato dall’assessore Baccelli consente di approvare varianti in deroga ad articoli che fissano il divieto di aumentare le volumetrie in caso di demolizione e ricostruzione di edifici o di fare operazioni edilizie particolari come le ristrutturazioni. Che rischi ci sono?
«È stato introdotto per consentire, anche nei Comuni che non hanno gli strumenti urbanistici aggiornati, di varare varianti con iter ordinario per opere di privati anche parzialmente finanziate dal Pnrr. E sì, c’è il rischio di snaturare la legge 65 e il principio dello stop al nuovo consumo di suolo. Sulla costa questo può aprire scenari di sviluppo incontrollato. Pensiamo alla ristrutturazione di alberghi».
Sono passati anni dall’approvazione della legge Marson, quanto è stata snaturata?
«È stata ripetutamente modificata ed indebolita la sua portata innovativa con continue deroghe alle norme relative alla prevenzione del consumo di suolo».
Che cosa ha guidato questo snaturamento?
«L’accomodamento delle richieste. Questa legge guardava all’interesse collettivo, e si era arrivati al testo approvato con un processo di partecipazione ampio e approfondito».
E adesso?
«È normale che le leggi subiscano nuove interpretazioni e messe a punto, ma qui le messe a punto hanno leso diversi punti qualificanti».
La Toscana era un’avanguardia e ora non lo è più?
«Il governo ha fatto compiere alle regioni un’analisi dei possibili colli di bottiglia delle procedure per l’attuazione del Pnrr. Il Piemonte ad esempio, nella sua relazione, ha ritenuto che non ci sia la necessità di semplificazioni generalizzate, ma solo casi particolari di singoli territori che necessitano di un sostegno nell'adempimento delle procedure».
Dunque, la legge del Pd toscano sulla semplificazione non serviva?
«Bastava dare sostegno tecnico ai casi particolari piuttosto che varare una semplificazione generale».
Le è mai tornata la voglia di fare politica?
«Sono stata felice di tornare al mio lavoro. L’unico rimpianto è non aver accompagnato l’attuazione della legge, che è un momento delicato. che costituisce sempre una fase delicata. Tuttavia la seconda legislatura di Rossi è stata molto diversa anche sotto il profilo politico, non so se una figura come la mia avrebbe potuto trovare spazio per fare qualcosa di utile».
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