Il Pd toscano, tra le "correnti" sulla guerra in Ucraina e le spaccature nelle città che andranno al voto
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Il messaggio che parte dai vertici dem ai colleghi è chiaro: che a nessuno scappi l’acceleratore delle dichiarazioni col rischio di scivolare in una deriva orsiniana, cioè simile a quella di cui è regista Alessandro Orsini, il professore dal talk show già entrato nel pantheon grillino dei futuri candidabili alle Politiche
I dissidenti, i riottosi, quegli «strambi pacifisti» – come fra i dem toscani ormai considerano la fronda di Rossi, Chiti, Bindi&Co uscita allo scoperto con un appello contro l’aumento delle spese militari – non c’erano. Nemmeno l’ex governatore che della direzione farebbe pure parte. Dunque, voci critiche neanche a parlarne. La sinistra del partito allineata. Il resto che bubbola ormai è reputato movimentismo, roba freak. E così il messaggio di Simona Bonafè nella sera di martedì 19 aprile ai dem riuniti in viale Forlanini o collegati in remoto è sembrato perfino morbido. «Per quanto riguarda le scelte collegate al conflitto ucraino da parte del governo e del parlamento – ha detto la segretaria regionale – c’è stato un ampio dibattito, ma credo che la posizione del partito nazionale sia quella giusta».
Della serie: se è vero che dalla Toscana s’è sollevato un refolo di dissidenza, la Toscana deve sedarla, non reprimerla, ma ribadire la linea di Enrico Letta. Che a nessuno scappi l’acceleratore delle dichiarazioni col rischio di scivolare in una deriva orsiniana, cioè simile a quella di cui è regista Alessandro Orsini, il professore dal talk show ormai identificato (e bollato) come filoputiniano, già entrato nel pantheon grillino dei futuri candidabili alle Politiche. «Non a caso Simona – racconta uno dei partecipanti alla direzione regionale – ha citato Letta con insistenza zuccherosa. Ormai la pax del segretario ha sopito ogni scontro sul nascere». Le correnti son diventati spifferi, i capi corrente muti, soldati. Tanto che l’invio di armi all’Ucraina è definito «l’invio di materiale difensivo», E sull’aumento delle spese militari, spiega Bonafè, «queste non hanno niente a che vedere con un riarmo, ma con un ammodernamento e miglioramento anche nell’ottica di una politica comune di difesa europea a cui dobbiamo giungere speditamente».
Insomma, per l’eurodeputata e i dem toscani, che dedicano gran parte delle tre ore di seduta alla guerra in Ucraina e alle scelte del governo, il rischio di aprire un fronte interno anche in vista del congresso regionale sembra perfino più alto di quello a cui vanno incontro alle prossime elezioni comunali del 12 giugno.
Il Pd per ora accusa fratture e spaccature nella coalizione che le ha consentito di riconquistare la regione due anni fa. Soprattutto con la sinistra non c’è accordo in due dei capoluoghi al voto. E Bonafè ammette: «A Pistoia proveremo fino all’ultimo giorno utile a costruire un’alleanza con la sinistra, ma a Carrara, mentre sta con noi Scelta civica ed ecologista, è impossibile con ArticoloUno. Ha costruito una candidatura con i 5Stelle e per i nostri sul territorio non ci sono i margini per costruire qualcosa con loro, dopo cinque anni di opposizione durissima». Un guaio, perché così i dem rischiano di non sperimentare neppure in una città il campo largo lettiano. A Lucca sono i renziani, dopo l’uscita di scena di Giorgio Del Ghingaro, a vagare ancora nel limbo di un possibile terzo polo con Azione. E perfino a Pistoia, dove Pd e Italia Viva hanno trovato un punto di caduta su Federica Fratoni, i dem rischiano addirittura che a minarne la corsa contro l’uscente Alessandro Tomasi siano le forze centrifughe interne al partito. «A Pistoia teneremo fino all’ultimo minuto – conferma anche Simone Bartoli, segretario regionale di Mdp – ma Carrara il veto del Pd al Movimento è insuperabile. Sono loro a non lasciare spiragli».
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