Livorno, l’ingegnere arrestato resta in carcere: «Ho reagito allo spray al peperoncino»

«Non l’avrei mai ammazzata», ha ripetuto al fratello prima di costituirsi: «Sono andato sotto casa sua solo per parlare»

LIVORNO. «Sono andato a Pisa da solo, dove ho incontrato i miei amici e la ragazza. Ho chiesto di parlare con lei, ma loro mi hanno allontanato. Poi sono andato sotto casa sua per parlarle e non l’avrei mai ammazzata. Lei mi ha spruzzato lo spray al peperoncino e io ho reagito». Sono le parole di Alessio Melita, l’ingegnere di 32 anni arrestato domenica scorsa per tentato omicidio dopo aver accoltellato la donna per la quale si era invaghito, una ventinovenne livornese che Il Tirreno non rende riconoscibile in quanto vittima di violenza, rimasta lievemente ferita grazie ai doppi capi di abbigliamento indossati e dimessa dopo qualche ora dal pronto soccorso.

ARRESTO CONVALIDATO

A ricostruire ciò che ha detto l’ingegnere aerospaziale è stato il fratello minore Diego Melita agli agenti della questura. Ad ascoltarlo come persona informata sui fatti, dato che il trentaduenne si era presentato da lui appena dopo l’aggressione, i poliziotti del “Gruppo Falchi” della Squadra mobile. Gli investigatori hanno messo a verbale le sue parole dopo il fermo messo a segno dalle volanti, che hanno poi portato Melita nel carcere delle Sughere, dove è tuttora recluso in regime di misura cautelare. La giudice per le indagini preliminari Tiziana Pasquali, infatti, dopo essersi riservata per quasi 24 ore sulla decisione da prendere a seguito dell’udienza di convalida dell’arresto che si è tenuta martedì scorso, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Pietro Peruzzi, disponendo che il professionista per ora resti in carcere. Il trentaduenne è difeso dall’avvocato Edoardo Gabriele Castagnola.

«IL COLTELLO SI È ROTTO»

Alle 6.30 di mattina di domenica scorsa, dopo l’aggressione, è stato il fratello su sollecitazione dello stesso ingegnere a chiamare il 112: «Ho fatto una cazzata, mi devo costituire», sono state le prime parole di Melita quando lo ha raggiunto l’appartamento di via Ernesto Rossi dal quartiere del centro dove si è verificato l’accoltellamento con un coltellino “rompighiaccio”, di quelli per spaccare le grandi forme di formaggio. Vedendolo, la ragazza, aveva cercato di difendersi con lo spray al peperoncino. Poi le coltellate, che con la lama non l’hanno mai trapassata, e la fuga in casa. Alla domanda su come stesse la ragazza ferita lui ha poi risposto: «Sì, lei sta bene, il coltello si è rotto. È andato perso, distrutto».

IL GRUPPO DI AMICI

Melita e la ragazza per la quale era ossessionato – che lo aveva denunciato per atti persecutori, motivo per il quale il giovane era stato destinatario di un divieto di avvicinamento e un anno fa aveva patteggiato una pena, poi sospesa – si conoscevano da tempo, anche perché in passato uscivano nello stesso gruppo. «Fidanzati? Mai – dice uno dei ragazzi che li conoscono – Semplicemente amici della stessa compagnia». Un rapporto di amicizia che evidentemente, con il tempo, si è degradato. Visto che la donna, agli inquirenti, ha raccontato di aver subìto due anni di stalking.

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