Il 18 maggio la prima tappa: i creditori esprimeranno il proprio voto favorevole sulla proposta di concordato preventivo
CECINA. Sta in un equilibrio di aspettative. E servirà del tempo per trovarlo, almeno un paio di anni. Il calendario della Porto di Cecina si apre il 18 maggio. Salvo sorprese, i creditori esprimeranno il proprio voto favorevole sulla proposta di concordato preventivo. L’alternativa è una china senza ritorno: il fallimento, in cui a perdere saranno tutti. Da qui la strada che passa dalla vendita del complesso aziendale. La partita vale 19.414.429 euro e si tratta di un valore che è il risultato della svalutazione prudenziale del 52,7 per cento, rispetto a quello di mercato stimato nelle perizie.
La soluzione per portare fuori dalle secche il progetto incagliato da anni ha una sua logica, ma al momento nessuno ha offerto una cifra in linea con quanto previsto. «Vi sono state manifestazioni di interesse – si legge nella relazione ai creditori del commissario giudiziale – che debbono però risolversi in qualcosa di concreto». Insomma, se la vendita a 19,4 milioni di euro andrà deserta scatterà il meccanismo delle aste al ribasso, fino a quell’equilibrio atteso per voltare pagina. Raggiungerlo richiederà del tempo. A dettare l’agenda sono le procedure, tra un tentativo di vendita e il successivo non passano meno di quattro mesi e ogni volta il prezzo a base d’asta viene limato del 20 per cento.
In base alla valutazione del commissario giudiziale c’è da tenere conto del peso che potranno avere gli inadempimenti della Porto di Cecina nei rapporti con la parte pubblica. Insomma, se il Comune di Cecina decidesse che non può attendere i tempi previsti dal cronoprogramma del concordato e revocasse la concessione le conseguenze sarebbero imprevedibili. La convenzione in essere con il Comune tra l’altro prevede la realizzazione dell’argine sinistro del fiume Cecina e del ponte sullo stesso, oltre che dell’argine in destra idraulica. In quest’ultimo caso a fronte della cessione di un’area di proprietà comunale che non si è ancora perfezionata.
A fronte di una pre-offerta condizionata inviata da una cordata di imprenditori locali, sotto l’insegna Inmar Srl, che dovrebbe essere formalizzata prima del 18 maggio, la Porto di Cecina avrebbe già fatto sapere di non ritenerla accettabile. La distanza sarebbe nell’ordine dei cinque o sei milioni di euro. Nel mezzo c’è anche il peso dei costi per completare il progetto del porto alla foce del Cecina. Il prezzario su cui sono state fatte le stime è quello del 2013, di quando ha preso il via la costruzione. Oggi i costi delle materie prime in molti casi sono duplicati e in altri triplicati. Il commissario giudiziale non a caso lo segnala tra i fattori di rischio che potrebbero ridurre l’attrattività dell’investimento. L’altro è legato alla causa in corso con Sales da cui potrebbero derivare maggiori oneri per la Porto di Cecina.
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