Paura per il maestro Federico Maria Sardelli: «Ero in fin di vita, salvato da medici eccezionali»
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Livorno, il direttore d'orchestra è stato dimesso dall'ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze: «La mia riconoscenza a tutti coloro che mi hanno assistito»
LIVORNO. «Sono arrivato in ospedale in fin di vita e solo grazie a loro ho il privilegio di essere ancora qui». È emozionato il direttore d’orchestra livornese Federico Maria Sardelli, 59 anni, mentre ripercorre i drammatici momenti vissuti lo scorso 27 aprile, quando è stato ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, dove vive. Un problema di salute molto serio che «ora è alle spalle», racconta.
I RINGRAZIAMENTI
È solo grazie alla professionalità dei sanitari – medici, infermieri e operatori in generale – di Ponte a Niccheri e dei colleghi livornesi con cui è sempre rimasto in contatto, baluardo della sanità pubblica toscana, che Sardelli, che abita nel capoluogo toscano, è vivo e sta bene. «Un grazie di cuore, è il caso di dirlo, è meritato dai miei grandi amici medici o grandi medici amici che mi hanno confortato con mille cure e consigli – dice – Roberto Sbolci, Sirio Malfatti, Alessandro Pieri, Andrea Berni e Filippo Bressan, oltre naturalmente ai medici del Santa Maria Annunziata di Firenze Gabriele Rosso, Jacopo Vivalda, Stefano Tatini, Antonio Martellini e Paola Attanà, le persone che mi hanno salvato». Un ringraziamento, quello del compositore, che non può non riguardare i volontari della Misericordia del Galluzzo, che lo hanno accompagnato al pronto soccorso con l’ambulanza in tempi rapidissimi, consentendogli poi il decorso di cui per fortuna oggi tutti noi possiamo essere partecipi.
«CREDO NELLA SCIENZA»
Sardelli, nei giorni in cui è rimasto ricoverato a Ponte a Niccheri, è stato travolto da una vera e propria ondata di affetto. Una volta dimesso, infatti, ha deciso di scrivere sulla sua pagina Facebook la sua disavventura a lieto fine, omaggiando medici, infermieri, volontari e personale sanitario in generale di Ponte a Niccheri e della Misericordia del Galluzzo. In tantissimi gli hanno quindi scritto per sapere come stesse, augurandogli con il cuore una pronta guarigione. «Io credo nella scienza – dice il musicista al Tirreno – e devo dire che sono stato assistito in maniera impeccabile. A volte si parla male della sanità pubblica, non è assolutamente questo il caso. Negli ospedali ci sono grandi persone. Ho letto e sentito, riferiti al mio malessere, brutti commenti di persone che davano la colpa ai vaccini. Non c’entrano niente, lo ripeto: io credo nella scienza».
«ORA STO BENE»
La paura, per fortuna, è alle spalle. Davanti solo la gioia di essere ancora vivo e la voglia di ringraziare chi ha reso tutto questo possibile. «Adesso sono a casa, ancora frastornato e incredulo – sottolinea il maestro d’orchestra, massimo esperto di Antonio Vivaldi e figlio di un altro grande artista conosciutissimo a Livorno e nel panorama internazionale, il pittore Marc Sardelli – e a cercar di dissipare le fosche nubi che ancora mi percorrono la mente. Ma con la gioia di aver già rimesso mano al dipinto – scrive su Facebook pubblicando una sua tela – che uscendo di casa ho creduto essere l'ultimo».