«Vogliamo il rispetto dai Banti di questa vita»: Mou contro il livornese sfida anche il campanile
«Vogliamo rispetto dai Banti di questa vita” è già trionfalmente entrata tra le frasi storiche di Josè Mourinho, piazzandosi - per limitarsi alle citazioni italiane - tra l’autobiografico “Io non sono pirla”.
E l’anatema "Roma e Milan finiranno la stagione con Zero Titoli".
Il livornese Luca Banti, 48 anni e una carriera da internazionale, si è conquistato così un altro pezzetto di eternità, ben al dì al là delle 227 partite arbitrate in A, come vittima del prestigioso allenatore "scuoia arbitri". Funzione che aggiorneremo a "scuoia varisti", visto che il colpevole del tracollo della Roma a Firenze, agli occhi del portoghese, non si trovava al Franchi bensì nella famigerata "Var Room" di Lissone in Brianza. Anzi, ritiratosi dall’arbitraggio attivo 3 anni fa, questa ormai è la sua specifica funzione.
Mou è drastico, epocale, definitivo - anche geniale, riconosciamolo - le sue sentenze hanno qualcosa di profondo e dannunziano. Se Banti è semplicemente il bersaglio dei suoi strali e se il richiamo al "rispetto" è vecchio quanto è vecchio il calcio nel caso in cui ci si lamenti di un rigore dato o non dato, il punto qui è "di questa vita". Che dà alla frase di Mourinho un quid di dantesco, di condanna al contrappasso, di girone supplementare nell’inferno nel pallone. Mourinho impotente e legato alla panchina, mentre il perfido aguzzino Luca Banti di Livorno ("qui vicino a Firenze..."), sghignazzando come Satana, gli infligge rigori a ripetizione, mandando avanti e indietro la moviola di Fiorentina - Roma. Karsdorp tocca Gonzalez sul limite dell’area e Banti richiama al monitor cento volte il tenero Guida che il rigore non l’aveva dato.
Per entrare un attimo nel merito il rigore più che ingiusto o inventato, fa parte di quei "rigori formali da Var" di cui ormai parliamo a ogni partita. Ma è lo stesso formalismo che ad esempio ha protetto la Roma per un altro possibile fallo su Gonzalez messo giù in area con un mossa di judo, o nel caso dell’espulsione del portiere Dragowski all’andata, con i viola in dieci dopo appena 17’. Episodi di cui ovviamente Mourinho non parla, come tutti i furbi del pallone che lamentano sempre i crediti e mai i debiti.
Senza contare che è tutto quell’intrigato campionario di allusioni, invocazioni, insinuazioni e complottismi che alla fine smascherano il gioco dell’ attribuirsi i meriti delle vittorie e scaricare sugli arbitri le sconfitte (11 solo in campionato). Prima di Milan-Roma si erano fatte a tavolino le pulci all’arbitro Sozza di Segrate, oggi Mourinho sottolinea che l’arbitro Banti è di Livorno, "qui vicino a Firenze". Un’offesa totalmente gratuita.
Se ai 100 km che separano Firenze e Livorno, Mou ne aggiungesse un’altra quarantina scoprirerebbe che potrebbe andare tranquillamente da Milano a Torino, e che non è la distanza che compone il mosaico di alleanze e rivalità nell’Italia dei Comuni. Se solo conoscesse un po’ quelli che Curzio Malaparte chiamava i "Maledetti Toscani" si renderebbe conto che non tendono storicamente e culturalmente a certo tipo di soccorso.
Persino a Roma le bufere arbitrali di Mourinho ormai cominciano ad attecchire sempre meno. Qualcuno dice che la Roma abbia per questo 10 punti in meno, ma ci credono solo i fanatici di Mourinho. Già a fine settembre 2021 girava un dossier di torti arbitrali, a febbraio 2022 le partite incriminate erano diventate otto, ora saremo a una decina. Da Orsato a Pairetto Mourinho ha litigato con tutti. A Pairetto, prima di essere espulso, fece pure il gesto della cornetta all’orecchio, come dire "Ti hanno telefonato eh..."
Di questo passo Mourinho, che è un grande allenatore, rischia di diventare un "terrapiattista" del genere arbitrale. Ha sostenuto, quest’anno, che "la Roma è piccola agli occhi del potere". Può essere, bisognerebbe poi spiegare al mondo come sia possibile allora che la Fiorentina ne abbia addirittura di più. E soprattutto come abbia fatto a sensibilizzare Luca Banti, quello "di Livorno, qui vicino".