Dossier Copasir al governo: gasdotto Livorno-Barcellona

LIVORNO. «In primo luogo andrebbe sostenuto il progetto di realizzazione di un gasdotto Spagna-Italia tra Barcellona e Livorno, che consentirebbe, tra l’altro, l’afflusso del gas immesso in rete dal vasto e attualmente sottoutilizzato sistema dei rigassificatori spagnoli». È l’indicazione che mette nero su bianco un dossier del Copasir, il comitato parlamentare con gli occhi puntati sui servizi segreti (e guidato dall’opposizione con Adolfo Urso, Fratelli d’Italia).

È un approccio che parte dalla sicurezza strategica degli approvvigionamenti di gas: sta in una relazione che in 31 pagine analizza le preoccupazioni (e le contromisure) relative alle «conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell'ambito della sicurezza energetica»: in calce le firme della deputata M5s Federica Dieni e del senatore leghista Paolo Arrigoni (responsabile energia del Carroccio).

Non si hanno molti dettagli, salvo che pochi giorni fa nella conference call con gli analisti dopo la trimestrale la Snam, per bocca del nuovo amministratore delegato Stefano Venier, ha riferito di un “memorandum of understanding” con la spagnola Enagás per uno studio di fattibilità tecnico congiunto relativo a un gasdotto offshore tra Italia e Spagna. L’ha fatto parlando di una capacità «compresa tra 15 e 30 miliardi di metri cubi».

Beninteso, la geografia racconta che fra i due porti ci sono 385 miglia marine (quasi 714 chilometri) e quasi la metà del tracciato del gasdotto sottomarino dovrebbe correre su fondali a profondità che superano i 2mila metri. Questo nel caso del più breve tracciato possibile, a nord della Corsica. Se lo si volesse far passare dalle Bocche di Bonifacio per rifornire anche la Sardegna ci vorrebbe un’altra ottantina di miglia (e i chilometri diventerebbero 860): più potenziali clienti ma gasdotto più lungo, senza contare che lo stretto fra Corsica e Sardegna è un ambiente delicato per l’andirivieni di navi e per le condizioni meteo.

Vale la pena di segnalare che prima ancora di finire nel documento del Copasir, l’idea del gasdotto Barcellona-Livorno era stata fatta filtrare come indiscrezione di stampa sul quotidiano spagnolo “La Vanguardia” pubblicato proprio a Barcellona.

È il segno che dal versante catalano c’è interesse di giganti economici e delle stesse autorità pubbliche a far decollare il progetto. Da Barcellona si ricorda come adesso quest’idea progettuale «figura già nella documentazione ufficiale dell'Unione Europea» sulle priorità di Bruxelles per «muoversi verso l'autonomia energetica e ridurre la dipendenza dagli idrocarburi russi in risposta alla invasione dell'Ucraina». Occhi puntati, perciò, sull’asse fra il polo del gas fuori Barcellona (il più grande d’Europa) e il porto di Livorno (che, detto per inciso, sul giornale iberico viene erroneamente posizionato «tra le regioni Liguria e Toscana»).

Per parte italiana invece l’accento è su qualcosa che faccia arrivare il gnl più rapidamente perché è nell’immediato, cioè il prossimo inverno e forse quello successivo, che si registreranno i problemi maggiori. Dunque, l’altra ipotesi – non alternativa a quella livornese – punta ad attivare un “gasdotto virtuale” con navi che farebbero la spola fra Barcellona e La Spezia, cioè il vecchio rigassificatore realizzato negli anni ’70 a Panigaglia, a quasi cinque chilometri dal terminal container Contship, sulla sponda opposta del golfo.

In effetti, è prevedibile che nel prossimo inverno non mancheranno i problemi per via dello stop al gas russo: ai livelli più alti della tecnostruttura dei grandi gruppi, si inizia a dire che occorre immaginare modalità di chiusure programmate di impianti industriali. Ma non è semplice come chiudere il fornello di casa: è ormai chiaro che l’impossibilità di sostituire del tutto la fornitura di Mosca non ci costerà solo un grado in più d’estate (nel condizionatore) e uno in meno nella stagione fredda (col termosifone).

Fra gli addetti ai lavori circola l’interrogativo: il gasdotto di tal genere ha bisogno di quattro anni per esser realizzato, se tutto fila liscio. Su un piatto della bilancia: l’enorme capacità di stoccaggio di gas che ha la Spagna e l’enorme fame che ne ha l’Europa, a partire dall’Italia. Sull’altro: perché non metterci a fare il “mestiere” che fa la Spagna anziché agganciarci a un altro tubo oppure, in alternativa, perché non ripensare al gasdotto Galsi dall’Algeria alla coste della nostra provincia via Sardegna?