Aurelia, da Chioma a Grosseto è slalom tra buche e toppe. E c’è chi la chiama autostrada...
![Aurelia, da Chioma a Grosseto è slalom tra buche e toppe. E c’è chi la chiama autostrada...](https://iltirreno.gelocal.it/image/contentid/policy:1.41482045:1654081069/image.jpg)
Abbiamo percorso i 125 chilometri da Livorno fino alla Maremma: tanti i rischi per l’asfalto usurato. Cantieri aperti, restringimenti e avvallamenti non consentono di distrarsi
LIVORNO. Sono circa 125 chilometri dall’uscita di Chioma, finito il serpentone del Romito a sud di Livorno, fino a Grosseto. 125 chilometri tra buche e rattoppi, bypass, cantieri perenni e sensi unici alternati di Variante Aurelia: la via Aurelia o SS1 per distinguerla dalla “vecchia Aurelia”, la famosa strada romana che corre parallela alla nuova e che ci ha accompagnato sola soletta fino agli anni Settanta lungo tutta la costa tirrenica, immortalata dal film cult di Dino Risi “Il Sorpasso”. La Variante è stata realizzata allo scopo di alleggerire il traffico dirottando sulla vecchia Aurelia (declassata nel frattempo a strada provinciale sp39) la viabilità turistica. C’era perfino un progetto di parco urbano ciclabile, finito nel dimenticatoio. Un altro libro dei sogni di cui è costellato il piano delle infrastrutture della Toscana costiera.
La Variante entra a pieno titolo nella telenovela dell’autostrada fantasma: anzi visto che la Tirrenica si interrompe a Rosignano-Cecina, da lì la Variante acquisisce il ruolo di “autostrada”. E nei progetti del governo deve essere messa a norma per proseguire il tracciato fino a Roma. Ma per ora il percorso esistente fa acqua da tutte le parti. Rendendo assai complicata la vita dei pendolari e dei turisti. È notizia di pochi giorni fa: il governo ha stanziato 150 milioni di euro per l’adeguamento della Variante e la realizzazione di una superstrada a 4 corsie che dovrebbe eliminare gli attuali incroci a raso nel tratto maremmano e dare continuità al collegamento fino a Tarquinia. Intanto i soldi sono bloccati perché manca ancora la nomina del commissario e la Variante ci accompagna con il suo quotidiano carico di mezzi pesanti e auto.
Percorso a ostacoli
Da mesi ci sono cantieri aperti sul tratto che da Chioma porta a Rosignano Solvay: cantieri che servono a rifare l’asfalto. Si lavora spesso anche di notte per accelerare i tempi, ma le condizioni del fondo stradale sono tali che bisogna procedere con calma. E allora si moltiplicano le deviazioni al traffico, con tratti a senso unico e restringimenti di carreggiata. Un bel guaio perché tutto il traffico dei lavoratori pendolari e da qui in avanti dei turisti diretti verso le località costiere tra Castiglioncello, Cecina, Bibbona e Marina di Castagneto, fino all’imbarco per l’isola d’Elba, si concentra qui.
La buca in agguato
Basta scorrere sul sito del Tirreno per avere uno storico degli interventi di rattoppo: ogni estate praticamente ci sono lavori in corso. Adesso che i lavori sono concentrati sul tratto nord della Variante, il percorso più accidentato è quello che da Donoratico porta a Venturina fino all’uscita sulla 398 per Piombino.
Subito a sud di Donoratico si comincia a ballare: al km 257 l’asfalto ha una chiazza nera enorme, è la toppa messa più di recente, seguono lunghe strisce decorticate e buche al centro strada. Bisogna fare attenzione. Si procede così a balzelli per diversi chilometri. E la situazione è la stessa sia sulla corsia nord che su quella sud.
Senza corsia d’emergenza
Il problema legato alla sicurezza riguarda anche la mancanza delle corsie di emergenza e delle piazzole di sosta, pochissime e di dimensioni ridotte. La strada ha due corsie per senso di marcia. Per adesso è gratuita, ma l’ipotesi di trasformarla in “autostradina” si è accompagnata al dibattito sulla possibile introduzione di un pedaggio. Ipotesi osteggiata negli anni da amministratori locali, comitati e residenti.
La voce dei cittadini
Ci scrive un lettore di Cecina, Massimo Bellucci. «Soprattutto nel tratto da San Vincenzo a sud di Follonica la Variante» non è da meno della Fi-Pi-Li. «Basta passarci per rendersi conto dello stato di degrado del fondo stradale e della pericolosità nel percorrere questa strada di grande comunicazione che unisce il nord al sud lungo la costa; testimonianza sono i molti incidenti, alcuni anche mortali avvenuti soprattutto durante la pioggia». Le buche infatti si riempono di acqua e il rischio è lo slittamento, il famoso e temuto effetto acquaplaning. Il lettore cita il tratto prima dell’uscita di Vignale Riotorto (direzione nord/sud). «Lo dice unoche per 26 anni ha fatto questa strada due volte al giorno per ragioni di lavoro! Purtroppo, e non ne capisco le ragioni, la viabilità nella nostra Regione è sempre più disastrata. Lo scorso fine settimana ero in giro tra le Marche e l’Umbria e lì sono tenute bene le strade e le superstrade (ho fatto il tratto da Bettolle a Perugia e da Perugia ad Ancona)».
Maremma amara
La manutenzione ordinaria viene fatta regolarmente, con interventi e cantieri che ripristinano le criticità che devono essere immediatamente risolte per questioni di sicurezza. Ma, come dicevamo, la lunga lingua d’asfalto in molti punti rimane al limite: buche, toppe, rifacimenti, sconnessioni, sono praticamente la normalità di chi percorre la nuova Aurelia, e chiunque deve fare un viaggio deve mettere in preventivo di stare molto attento. Già all’indomani della sua conclusione, negli anni Novanta, un progetto atteso dalle Province di Grosseto e Livorno, si sono presentati subito i difetti. In Maremma procedendo da Grosseto verso Follonica e poi verso nord, è difficile procedere senza trovare qualche disconnessione della strada, al massimo per qualche centinaio di metri. Un esempio è da Follonica a Piombino, ma la situazione è appunto la medesima per tutti i tratti tra gli svincoli. Improvvisamente l’asfalto cambia colore con le toppe molto più scure, segno evidente che alcune zone hanno ceduto a tal punto che era impossibile non ripararle. In altre le crepe sembrano irreali, come se qualcuno avesse letteralmente grattato la strada, e visto che comunque si può percorre seppur fra i sobbalzi, difficile prevedere quando saranno riparate e sistemate. A fare impressione, talvolta, sono le disconnessioni insieme alle buche: quando passa un camion o un’automobile, le sospensioni dei mezzi sono chiamate ad un super lavoro, e gli automobilisti non possono fare nulla per evitarle visto che si allargano per tutte e due le corsie. Impossibile specificare e fare una conta di quello che ci sarebbe da fare per rendere “liscio” l’asfalto per tutti i chilometri dell’Aurelia. A distanza di oltre trent’anni l’unica vera domanda per chi gestisce la strada rimane la stessa: come è stato possibile aver costruito un’arteria del genere che si è compromessa in così poco tempo? L’unica risposta plausibile rimane quella che la nuova Aurelia non è stata certamente fatta a “regola d’arte”. E non si venga di nuovo a parlare di trasformarla in autostrada a pagamento.
(ha collaborato Enrico Giovannelli)
© RIPRODUZIONE RISERVATA