La meccanica parla apuano: «La passione è il vero motore»
Incontro al “Meucci” di Massa organizzato da Il Tirreno e Confindustria. Le imprese: «Un “ponte” necessario, è alta la richiesta di profili tecnici»
MASSA CARRARA. Quali sono le lingue straniere più richieste? Qual è la caratteristica principale, la competenza, che mi chiederanno con maggior attenzione al colloquio di lavoro? Che il tema, quello dell’opportunità occupazionale, sia sentito nonostante l’età viene “misurato” dal termometro dell’imbarazzo vinto dalla curiosità. A suon di domande. Quelle che arrivano dagli studenti dell’istituto “Meucci” di Massa: elettrotecnica, informatica e meccanica-meccatronica, i corsi delle classi quinte al centro dell’incontro. Questi i “mittenti”, i destinatari, invece, sono il presidente del gruppo giovani imprenditori di Confindustria Livorno Massa-Carrara, Bernardino Papasogli Tacca (della Carbonati Apuani) e Laura Buti, manufacturing manager di Baker Hughes, e Lodovica Lazzerini (Confindustria). Il tutto nel primo, nel territorio apuano, degli incontri del progetto sull’orientamento professionale organizzato da Il Tirreno in collaborazione con Confindustria Livorno Massa-Carrara: “Filiere e territorio”, il titolo che diventa tema e refrain, un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro.
Ogni incontro, imprenditori e manager di un settore della filiera pronti a dialogare con gli indirizzi dell’istituto. Dal tessuto economico e imprenditoriale della zona di riferimento fino ai profili maggiormente richiesti nel mondo del lavoro, passando per sostenibilità aziendale e ambientale e l’importanza delle materie e dei corsi “Stem”, acronimo che condensa gli indirizzi scientifico-tecnologici.
E allora per il “Meucci” del dirigente scolastico Antonio Giusa l’opportunità di ascoltare le due esperienze, conoscere nuovi orizzonti percorribili grazie al percorso di studi che gli studenti delle quinte stanno per terminare. Chiedere, domandare, conoscere: immaginare il futuro, le sue direzioni. La preparazione del presente, le prospettive per il futuro. «L’istruzione tecnica è un’opportunità per uno sbocco sicuro nel mondo del lavoro. I risultati lo hanno confermato: i diplomati tecnici sono quelli più ricercati dalle imprese; percorsi meccanici, chimici, elettronici, informatici e relativi alle telecomunicazioni», parte Papasogli Tacca. Primo focus: gli Istituti di specializzazione tecnica post-diploma (www.itstoscani.it), opportunità per la formazione dopo la maturità. D’altronde le aziende hanno più volte segnalato difficoltà nel reperire personale mettendo “nel mirino” alcuni settori. Chimico, meccanico, lapideo, nautico, edile, logistica. «Gli Its sono sette in Toscana suddivisi per argomento: il percorso dura due anni, post diploma (dai 18 ai 30 anni). E sono fatti in collaborazione con enti, aziende, centri, istituzioni: 1200 ore in classe e 800 di stage per affinare quelle competenze tecniche che le aziende richiedono. Il successo – inteso come occupazione qualificata una volta terminato nell’arco di un anno – è del 90 per cento», presenta Papasogli Tacca sugli istituti di specializzazione tecnica post-diploma sui quali si concentra l’attenzione degli studenti come dimostreranno le domande a chiosa dell’evento. E all’orizzonte, nel frattempo, si ipotizza la nascita di un percorso ad hoc anche all’ombra delle Apuane.
Poi le competenze e le cosiddette “soft skills”: problem solving, capacità di lavorare in gruppo perché – spiegano i relatori – «i “Maradona” che giocano da soli non servono, sono necessari capacità di comunicazione, empatia e conoscenza delle lingue straniere. Lavoriamo in un contesto globale. Quali lingue? Italiano, inglese e poi dipende dal settore, dalle filiere».
Ed è qui che si inserisce l’esperienza di Laura Buti, una laurea magistrale in ingegneria meccanica in tasca, la scuola superiore Sant’Anna di Pisa e un’esperienza in un’azienda importante tra Lombardia e Germania, prima di Baker Hughes.
«La formazione tecnica è la base di partenza, poi si continua, sempre. Nella nostra azienda, per esempio, per promuovere la cultura della sicurezza, ci sono premi alle squadre nelle quali non si registrano infortuni. Ebbene, abbiamo una formazione specifica a seconda dell’attività che si svolge: dai lavori in altezza a deve fare prove in pressione. Formazione ed esperienze all’estero, per lo scambio di conoscenze e culture», racconta la sua esperienza Buti. E aggiunge: «C’è un investimento importante che stiamo facendo nella parte femminile. Un aneddoto: usavamo una “crimpatrice”, in gergo; una dipendente non riusciva a utilizzarla tuttavia. Ha avuto il coraggio di palesare una sua difficoltà: l’azienda ha provveduto alla sostituzione con uno strumento automatico che non solo ha agevolato lei, ma tutti i suoi colleghi di quel reparto: dalle difficoltà nascono opportunità, soluzioni».
Poi, prima della chiosa (sul «clima di squadra e la felicità di andare al lavoro»), fioccano le domande della platea tra quelli in presenza e quelli collegati in video. Tecnicismi, le parole del mestiere, i dubbi, le perplessità su ciò che è maggiormente richiesto, i percorsi universitari, ma non solo: le storie dell’imprenditoria del territorio, di un settore in linea con il corso di studio, per dare un perimetro a ciò che gli studenti immaginano per il loro futuro.
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