La testimonianza di Angela, ingabbiata dai disservizi: «Non è accettabile che una persona debba vivere tutte queste difficoltà solo per vedere un concerto»
BUTI. Ha realizzato il sogno del fratello, da anni costretto a letto a causa della sclerosi multipla: tornare a vedere un concerto del suo idolo Vasco Rossi. Un desiderio che diventa realtà con il viaggio a Firenze venerdì 3 giugno, per il concerto del rocker di Zocca alla Visarno Arena. Ma per Angela Spigai, di Buti, è stata davvero un’impresa regalare al fratello Massimo un momento di gioia e spensieratezza. Una volta arrivata a Firenze, accompagnata dai volontari della Misericordia di Buti, ha incontrato una serie di difficoltà che hanno trasformato in un calvario quella che doveva essere solo un’esperienza felice.
«Dopo aver comprato i biglietti mi sono subito organizzata per cercare informazioni utili per l’accesso dei disabili e dei loro accompagnatori al concerto» racconta Angela. «Purtroppo tutte le telefonate fatte e le mail inviate sono cadute nel vuoto: non abbiamo mai avuto una risposta da parte dell’organizzazione. Grazie alla Misericordia di Buti, in particolare alla volontaria Alma Maggenti, a Sara, Danila e Renzo, siamo riusciti lo stesso a organizzare il viaggio per Massimo, ma una volta arrivati al Parco delle Cascine non abbiamo trovato nessuna informazione e ci è stato anche impedito l’accesso diretto con il furgone all’area riservata alle persone con disabilità».
Dopo una lunga attesa Angela è stata costretta a raggiungere a piedi la Visarno Arena. «Abbiamo aspettato più di due ore prima di sapere cosa dovevamo fare e immaginate cosa vuol dire camminare per più di 500 metri a piedi spingendo mio fratello sulla sedia a rotelle con un respiratore attaccato, e come se non bastasse lungo il percorso con la strada sconnessa si è anche forata una ruota, è stato faticosissimo arrivare con Massimo fino al palco disabili, che tra l’altro era molto distante dal palco dove si esibiva Vasco». Il peggio doveva ancora arrivare. «Prima di uscire abbiamo dovuto aspettare che l’area del concerto, che ospitava più di 60mila persone, fosse completamente libera prima di tornare al furgone. Attesainfinita».
«Mi sono organizzata da sola per regalare a Massimo questa gioia, ma non è accettabile che una persona debba vivere tutte queste difficoltà solo per vedere un concerto. Spero che questa testimonianza stimoli gli organizzatori ad attrezzarsi per garantire alle persone con disabilità e ai loro accompagnatori di godersi lo spettacolo in completa sicurezza e nelle migliori condizioni possibili».
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