Il fatto risale al maggio 2015 ed è avvenuto a Pescia, poco dopo le sevizie il cane pinscher morì. Inflitta la pena massima prevista per il reato di maltrattamento di animali
PISTOIA. Un anno e mezzo di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. Il giudice monocratico del tribunale di Pistoia, Barbara Floris, ha inflitto in primo grado il massimo edittale della pena a Gaetano Foco, oggi 33enne, condannato per il reato di maltrattamento di animali (articolo 544 ter del Codice penale) per aver seviziato Pilù, un cane di piccola taglia di razza Pincher.
Il fatto risale al maggio 2015 e si è verificato a Pescia: Foco riprese col cellulare le torture e le sevizie causate al cagnolino di proprietà dell’allora fidanzata; il video fece poi il giro del web oltre un anno dopo, rimbalzando in chat private e in pagine pubbliche, per essere rimosso quasi subito. Una vicenda che scosse la Valdinievole e non solo, e portò il movimento animalista ad organizzare manifestazioni pubbliche e momenti di protesta.
Gli attivisti sono stati sempre presenti fuori dal tribunale di Pistoia in occasione delle udienze di un processo cominciato alla fine di ottobre 2020. E c’erano anche ieri mattina, con cartelli, striscioni e frasi urlate al megafono. Hanno naturalmente esultato alla lettura della sentenza, definita «storica».
Anche se l’uomo non andrà in carcere e anzi l’impianto processuale rischia di saltare per l’intervento della prescrizione, il cui termine (sette anni e mezzo dal fatto, avvenuto nel maggio 2015) scade a novembre. E visto il fatto che i difensori di Foco presenteranno appello, con il processo che è destinato a proseguire.
La sentenza è arrivata nel giro di pochi minuti dopo le deposizioni degli ultimi due teste: un perito (il veterinario Guglielmo Torri) e Airin Protti, ex fidanzata dell’imputato alla quale lo stesso aveva inviato il video tramite whatsapp. Da quel momento le crudeli immagini delle torture al cagnolino sono diventate pubbliche.
Un filmato che è stato di nuovo mostrato in aula per permettere al dottor Torri di rispondere alle domande. Il veterinario, che ha ammesso di aver «visto il cagnolino quando era già morto», non ha potuto esprimere certezza sul fatto che «l’inserimento del pennarello nel retto di Pilù abbia provocato la lacerazione interna che ha portato alla peritonite e poi alla morte del cagnolino». Per questo la giudice non ha accolto la richiesta del pm Cristina Bartoloni, che chiedeva 2 anni e 3 mesi di reclusione con l’aggravante della morte causata dalle sevizie. Gaetano Foco è stato condannato per i soli maltrattamenti all’animale.
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