A Livorno manca il sangue: in un mese saltati 25 interventi chirurgici

Livorno Manca il sangue per gli interventi chirurgici. Da inizio giugno il reparto di Ortopedia ha già dovuto rinviare una quindicina di operazioni. Da metà maggio i pazienti che non hanno potuto operarsi sono stati circa 25.

Attenzione, si sta parlando di interventi programmati. In particolare di protesi di anca e ginocchio. Le urgenze e i malati oncologici vengono gestiti regolarmente. Tuttavia ciò non rende meno grave la situazione: a subire questi ritardi infatti sono persone che attendono da mesi, qualcuno anche da anni la fatidica protesi. In alcuni casi si tratta di pazienti che già avevano visto saltare l’appuntamento durante la pandemia e che stavolta, il giorno prima, qualcuno addirittura il giorno stesso dell’intervento, si sono sentiti dire che l’operazione non sarebbe stata effettuata.

Il grosso dell’attività che è stata rimandata era in calendario alla clinica San Camillo di Forte dei Marmi, dove l’equipe del primario di Ortopedia Antonio Augusti opera i pazienti livornesi. Il resto direttamente agli Spedali Riuniti.

Va detto che la carenza di sangue non è un problema esclusivo dell’ospedale ma riguarda anche gli altri presidi dell’Asl Nord Ovest. Anzi, come spiega il dottor Fabrizio Niglio, primario del centro trasfusionale, è un problema di carattere nazionale. Non è un caso che nei giorni scorsi un allarme simile sia stato lanciato dall’ospedale Versilia dove il primario dell’Ortopedia Mario Manca ha denunciato l’annullamento della metà degli interventi programmati.

Lascia stupiti tuttavia che una città come Livorno, da sempre in cima alla hit parade delle donazioni di sangue, si ritrovi in queste condizioni.

Cosa sta succedendo?

«Due fattori concomitanti – risponde Niglio –. Da un lato abbiamo perso due anni nella promozione della donazione a causa del Covid vedendo ridursi così il numero dei donatori, dall’altro dobbiamo recuperare i due anni di interventi chirurgici non fatti a causa della pandemia, per cui le sale operatorie stanno lavorando a pieno regime a differenza di ciò che accadeva normalmente in estate. Il mix di questi due elementi ha creato la situazione attuale».

Il risultato è che manca il sangue, forse più che mai...

«È dura far tornare i numeri: sia noi che le associazioni come Avis e Fratres stiamo lavorando tanto per chiamare donatori e i numeri si stanno riallineando. Anche l’Esercito ci sta dando una mano, ma se non c’è un turn over di donatori il sangue calerà ancora».

Eppure i livornesi da sempre donano tantissimo.

«Donavano tanto. Ora qualcosa si sta risvegliando, ma abbiamo attraversato un periodo cupo, anche la città ha fatto i conti con il Covid, ma ripeto, il problema non è livornese, siamo in emergenza in tutta Italia».

Una volta il sangue raccolto a Livorno veniva utilizzato prima di tutto in ospedale. Ora finisce a Pisa, all’Officina Trasfusionale, da dove viene poi smistato. Lo ritiene un percorso virtuoso o penalizzante?

«Stamani (ieri, ndr) ero ad un convegno dove il direttore del Centro nazionale sangue faceva notare come la Nord Ovest sia tra le aziende più virtuose del Paese, noi mandiamo tutto all’Officina che ci rimanda il sangue in base a quel che chiediamo. Abbiamo un rapporto giornaliero coi chirurghi, in più consideriamo le urgenze e i pazienti cronici. Ogni mattina facciamo un punto della situazione e mandiamo le richieste, l’Officina le raccoglie e viene organizzata la distribuzione sulla base delle esigenze di tutti gli ospedali. Questo garantisce un cuscinetto per l’emergenza: ieri avevamo una donna in gravidanza con 7 di emoglobina e anticorpi particolari, il sangue che le serve ci arriverà, tramite l’Officina, da Fivizzano dove avevano la sacca adatta. Questo sistema ci permette di aiutarci reciprocamente e coprire ogni emergenza».

Qualche addetto ai lavori sostiene però che molto sangue resti a disposizione di Cisanello a discapito degli altri ospedali dell’area. Insomma che sia più quello che parta di quello che torni...

«Capisco, ma non è vero che prende tutto Pisa, anzi ultimamente ci hanno dato più di quel che abbiamo raccolto, perché durante il Covid avevamo meno donatori. Come direttore non mi posso lamentare delle compensazioni. Livorno tra l’altro è un polo importante, ha la Neurochirurgia d’urgenza, un’Ortopedia che lavora tanto, ma anche gli altri ospedali dell’Asl non sono da meno, penso all’Ortopedia di Viareggio o alla Cardiochirurgia di Massa. La Nord Ovest consuma tanto. La verità è che c’è bisogno di nuovi donatori, perché i vecchi hanno la lingua di fuori, serve un ricambio».

Non c’è?

«Come dicevo abbiamo perso due anni nella promozione del dono, anche nei confronti delle scuole, facevamo molto leva sui ragazzi. E intanto la vecchia guardia di donatori, quelli tosti, sta andando in pensione».

È preoccupato?

«In questo momento stiamo razionalizzando gli interventi programmati sulla base delle disponibilità di sangue, ma se vogliamo tenere le sale operatorie aperte a luglio e agosto serve più sangue».

C’è un gruppo sanguigno di cui c’è più bisogno in questo momento?

«Lo zero positivo e zero negativo e il gruppo A sono quelli che consumiamo di più, ma la carenza è per tutti perché se manca il B devo dargli lo zero...». l