Gli Uffizi aprono a Dubai: come sarà la galleria degli emiri
Trattativa in corso per aprire una sede nello stato arabo: tutti i dettagli dell'operazione
FIRENZE. «Siamo in contatto con Dubai per eventuali collaborazioni. E sono ottimista». Eike Schmidt non si sbottona più di tanto, ma sui progetti futuri delle Gallerie degli Uffizi non può che confermare che tra qualche mese il museo fiorentino potrebbe sbarcare negli Emirati Arabi Uniti. Il primo a lanciare la notizia, ieri, è stato il senatore Massimo Mallegni durante la conferenza stampa di presentazione, all’aeroporto di Pisa, del nuovo volo per Dubai.
«Stiamo lavorando per concretizzare il piano - specifica l’esponente di Forza Italia - e i primi effetti inizieranno a vedersi probabilmente già dal prossimo ottobre con una serie di prestiti, perseguendo la logica degli Uffizi diffusi, per poi cercare di istituire una sede fissa. Un progetto che da tempo sto portando avanti insieme ad altri rappresentanti istituzionali italiani e con la Dubai Culture: in questo percorso, il volo Pisa-Dubai è sicuramente un’ulteriore accelerata a questa proposta che può rappresentare un’importante alternativa al Louvre di Abu Dhabi». Un’informazione sensibile, questa, che Schmidt avrebbe voluto tenere riservata per non bruciare tutto il lavoro fatto fino a oggi ma soprattutto per evitare degli «incidenti diplomatici». Ora che però Mallegni l’ha resa pubblica, il direttore degli Uffizi non può fare altrimenti che confermarla, dando però altri particolari non di poco poco. «Stiamo lavorando con più partner, e con Massimo abbiamo parlato in particolare di Pietrasanta come una delle sedi in cui organizzare qualcosa. Confermo che siamo in contatto con Dubai ma ci sono anche altri luoghi del mondo che stiamo valutando». Di sicuro gli Uffizi pensano a Shangai, città in cui è stato siglato un accordo con il Bund One Art Museum che prevede l’organizzazione di dieci mostre in cinque anni, dal 2022 al 2027. E per questo il museo della metropoli cinese verserà alle Gallerie oltre 2 milioni di euro più una quota variabile dipendente dagli incassi dei biglietti. Per quanto riguarda Dubai, Eike Schmidt aggiunge che «sulla forma di collaborazione è ancora troppo presto per parlarne ma posso dire senz’altro che stiamo valutando delle ipotesi e che i contatti sono positivi ma il nostro interesse riguarda anche altri continenti». Di quali «continenti» o Stati si tratti, impossibile saperlo: il direttore preferisce non fare alcun accenno nel timore di mandare a monte le trattative. Sempre sugli Emirati Arabi Uniti aggiunge che per le Gallerie «Dubai è un luogo di grande interesse» e che i contatti «con le autorità sono frequenti». Per quanto riguarda, poi, le opere da inviare nella penisola arabica, Schmidt afferma di aver già informato i futuri partner che più di un centinaio di opere non potranno in nessun modo essere spostate da Firenze. «Prestarle è fuori discussione - dice - Tuttavia abbiamo migliaia di capolavori, anche nei nostri magazzini, che possiamo mandare in giro per il mondo. Dunque abbiamo la forza per organizzare iniziative espositive importanti». Un’affermazione, questa, confermata ieri pomeriggio pure da una nota ufficiale degli stessi Uffizi: «In nessuno degli eventuali progetti espositivi che dovessero derivare da queste relazioni - si legge nel documento arrivato da via della Ninna - sarà inclusa alcuna delle opere considerate inamovibili verso l’estero e identitarie del museo. Si tratterà sempre di una selezione formata in maggioranza di opere provenienti dai depositi, alle quali si aggiungerà un piccolo nucleo di altre provenienti dalle sale, ma mai uno dei nostri capolavori assoluti».
Tra le opere inamovibili ci sono, giusto per citarne alcune, il Tondo Doni di Michelangelo, Testa di Medusa del Caravaggio, L’Annunciazione di Leonardo, la Primavera e la Nascita di Venere del Botticelli, il Dittico dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca e il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi di Raffaello.