GROSSETO. Dal “Calcio a modo nostro”, dai dispetti alla nuova proprietà, alla furibonda lite con denunce nel centro sportivo Roselle.
Quel pasticciaccio brutto di via Veterani dello Sport ha origine a fine 2021, quando il commercialista della famiglia Ceri comunica ai clienti che il bilancio dell’Usg 1912 è da profondo rosso. Viste le gravi difficoltà, arriva quindi il consiglio di fermarsi per non mettere a rischio immobili e azienda.
Siamo a novembre quando inizia la trattativa per la cessione. Oltre alla cordata che fa capo a Nicola Di Matteo, qualcuno coinvolge anche il comandante Piero Camilli, che sembra interessato ma viene fermato poche ore prima della partenza per Grosseto, perché si è deciso di proseguire con l’altro gruppo. Solo il 24 dicembre i giocatori biancorossi vengono a conoscenza delle intenzione di Mario e Simone Ceri e si presentano nell’azienda per chiedere lumi e reclamare stipendi arretrati.
Un paio di giorni dopo, la trattativa va in porto: Di Matteo, impresario edile campano, residente in Emilia e innamorato del pallone, diventa proprietario dell’Us Grosseto; alla famiglia Ceri rimane complessivamente il 10%: il 5% ciascuno alla famiglia del presidente Mario e al vicepresidente Simone, equamente ripartito con la moglie Angela Amante. Finisce così una bella avventura durata quattro anni e mezzo, con due promozioni e un playoff di serie C.
I Ceri, che hanno salvato il pallone in città, non sono riusciti a portare avanti il loro modo di pensare: un calcio familiare con i tifosi al centro, per le troppe spese che comporta il professionismo, con l’aggravante del Covid e i costi per rispettare i protocolli. L’operazione Di Matteo, gradita e voluta daiCeri, non piace a una parte della Nord che alla prima occasione espone uno striscione e apostrofa i “salvatori”.
I nuovi proprietari cambiano (tardivamente) mister ma mantengono la vecchia intelaiatura; compreso Gianni Di Meglio, promosso dalle giovanili unioniste alla carica di vice allenatore e quindi bersaglio di insulti.
Nella nuova società sono confermati quasi tutti i collaboratori ingaggiati a suo tempo dalla vecchia. Un clima di tensione che va avanti fino al giorno della retrocessione matematica arrivata nonostante gli sforzi del tecnico Agenore Maurizi, che ha dato un’identità a una squadra che ha giocato spesso alla pari con le big del girone.
La guerra tra vecchi e nuovi proprietari prosegue anche nelle ultime settimane. Di Matteo, col massimo riserbo, inizia a lavorare per un progetto duraturo, mentre una piccola frangia della tifoseria continua a remare contro, cominciando con i bigliettini denigratori lasciati nel tergicristallo dell’auto del presidente, mentre era impegnato in una riunione in Comune.
L’escalation prosegue con illazioni sul degrado del centro sportivo, voluto dai Ceri (e che ha un mutuo mensile di 10-12mila euro), una vetrata rotta, fino alla lite di venerdì pomeriggio, nella quale sono stati coinvolti un socio di minoranza dell’attuale proprietà, Simone Ceri, e due ex collaboratori durante la gestione della società, iniziata il 14 giugno 2017, con l’annuncio ufficiale da parte degli acquirenti dell’acquisto della trasformazione del Roselle in Us Grosseto 1912 e la successiva iscrizione al campionato di Eccellenza regionale.
In queste settimane si è cercato di denigrare la nuova proprietà, probabilmente con l’obiettivo di scoraggiarla a proseguire e convincerla a portare i libri in tribunale. Una mossa che farebbe solo del male alla città, che ha già vissuto un periodo simile dopo la “cacciata” di Max Pincione, sfrattato per morosità dallo stadio Zecchini e abbandonato da tutti i tesserati.
È il momento di far venire a galla la verità. Di Matteo dovrebbe veramente rendere pubblici i bilanci della società, raccontare la verità sulla situazione attuale e su quella che ha trovato al momento dell’acquisto. Solo così si potrebbero fugare dubbi e ombre che stanno uccidendo il calcio a Grosseto e si potrebbe finalmente tornare a parlare di sport.
