Presero i cani per il lockdown: in migliaia vogliono disfarsene. Firenze, l'allarme dei veterinari
L'Asl: usati per uscire di casa, in 200 ogni giorno provano a restituirli
FIRENZE. Cani e gatti «usa e getta». Adottati durante i quasi due anni di lockdown e abbandonati al termine delle restrizioni. Molti sono stati riportati lì dove erano stati presi, in canile. Altri, invece, sono stati, per fortuna, presi in carico dalle Guardie Zoofile dell’Enpa oppure affidati ad altre famiglie. Anche a Firenze e l’area metropolitana, dove tra il 2020 e il 2021, l’anagrafe della Asl Veterinaria ha registrato circa 30.000 iscrizioni, negli ultimi due mesi si è notata un’inversione di tendenza. In soli tre mesi il Parco degli Animali di Ugnano (gestito dal Comune), ribattezzata il “Four Seasons” per cani e gatti, ne ha dovuti riaccogliere più di 100. «Le persone, purtroppo, non hanno saputo adattarsi e hanno sfruttato gli animali esclusivamente per poter uscire di più di casa. E ora ne stiamo pagando le conseguenze», spiega Arnaldo Melloni responsabile del canile di Firenze Nord. Ma probabilmente il dato che fa più impressione è quello che arriva da via Circondaria, dove ha sede la Asl Veterinaria: su 450 telefonate che arrivano ai centralini ogni giorno, dal lunedì al sabato, almeno la metà riguardano fiorentini che non vogliono più un cane o un gatto tra i piedi.
La domanda più frequente che si sono sentiti rivolgere gli operatori è: «Non riesco più a gestire il mio animale, cosa devo fare?». Insomma, finita la pandemia (anche se i dati dei contagi sono in costante crescita) è finito anche l’amore per «Fido» e per «Micio». È l’effetto post lockdown, dicevamo: «In tanti, in quel periodo fatto di solitudine e vita casalinga, si sono presi un animale, ma, non mi stancherò mai di dirlo, non sono soprammobili. Eppure, ancora oggi c’è molta superficialità e leggerezza, in chi decide di tenerne uno in casa», il ragionamento di Enrico Loretti, presidente dell’Ordine dei Veterinari di Firenze e Prato e direttore della Asl Veterinaria. Oltre a quelle dei padroni che fanno i conti con la realtà, le motivazioni sono varie. Dietro l’abbandono ci può essere la sofferenza dei lungodegenti ricoverati in ospedale, che non hanno potuto prendersi carico degli animali a casa («Sopratutto gatti di persone anziane»). Ci sono animali rimasti soli perché il virus si è portato via i loro padroni («E i parenti non vogliono o non possono tenerli»). Ci sono problemi economici: «Persone che ci dicono che non possono più mantenerli, pagare il cibo o le cure veterinarie».
Oppure, l’incapacità di gestirli: «Si rendono conto non è un impegno facile. Noi offriamo il nostro aiuto, ma solo se c’è nel padrone la reale volontà di tenere l’animale». Risultato: se a dicembre scorso gli «ospiti» di Ugnano erano poco più di 10 (minimo storico) e mai più di 25, oggi sono tra i 35 e i 50. Il picco di richieste di cessione del proprio animale è aumentate del 30% con una media di circa 20 al mese. Ma se Firenze “piange” il resto d’Italia non è messo meglio. Da un’indagine commissionata da Facile.it a Emg Different, sono 117 mila le famiglie che hanno cambiato idea restituendo l’animale.Il 28,3% di chi ha preso un cane negli ultimi 2 anni ha detto di averlo fatto appositamente per alleggerire il lockdown e circa 196 mila individui hanno ammesso di averlo preso solo per aggirare i limiti alla mobilità imposti dal Governo in quel periodo (5,7%).
«Dobbiamo chiarire intanto che non si tratta di un abbandono vero e proprio, che costituisce anche reato -spiega all'Adnkronos Irene Giani, responsabile assicurazioni animali di Facile.it – Il fatto è che molti, dovendo tornare in presenza al lavoro, si sono ritrovati nella condizioni di non poter più provvedere come facevano prima al proprio cane e al proprio gatto».
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