Violentata dall’amico di famiglia: «Come aver trovato un mostro»
A 15 anni vittima di un quarantenne: al via il processo. Il caso è avvenuto nell'Empolese Valdelsa
EMPOLI. «Mamma, è come se avessi incontrato un mostro». Queste sono state le prime parole di una ragazzina di 15 anni poco dopo aver subito una violenza sessuale da parte di un amico di famiglia. Che ha più di 40 anni. Un fatto avvenuto nell’Empolese Valdelsa, di cui non possiamo dare più particolari a tutela della vittima di questo abuso, che ha segnato profondamente la sua vita (tanto che a lungo è stata seguita da uno psicologo) e che ora, a due anni dai fatti, avrà il suo risvolto giudiziario con l’inizio del processo a ottobre. Nonostante il dolore subito, sia la ragazza, che ora ha 17 anni, e sia la sua famiglia vogliono denunciare pubblicamente quello che è accaduto «perché altre ragazze non debbano essere vittime di quest’uomo e né di altri». Anche a costo di riaprire ferite che non si rimargineranno mai del tutto. Il fatto è accaduto la notte dell’ultimo dell’anno di due anni fa quando il Covid impediva qualsiasi spostamento.
La famiglia della ragazza era ospite di un’altra con la quale aveva un lungo e consolidato rapporto di amicizia. Tanto che la madre, il padre e la ragazza dovevano rimanere a dormire nel loro appartamento proprio per il coprifuoco legato al coronavirus. A un certo punto della serata, la ragazza ha deciso di andare a dormire in una delle camere messe a disposizioni dagli amici. Insieme a lei c’era anche un bambino. Gli adulti, invece, hanno continuato a giocare a carte in cucina (e di conseguenza i genitori non potevano vedere chi entrava nella camera dove dormiva la figlia) . Nell’appartamento c’era anche il figlio dei padroni di casa, un uomo di oltre 40 anni. Secondo il racconto della madre della vittima, quest’ultimo entrava e usciva dall’abitazione in modo un po’ anomalo.
«Ma – spiega la donna – siccome lo conosco da quando aveva 14 anni non avrei mai pensato che questo comportamento potesse essere legato al fatto che aveva messo gli occhi addosso su nostra figlia». Poi il “mostro” colpisce. «Mia figlia è uscita all’improvviso dalla camera – racconta la mamma – e si è chiusa in bagno. Non voleva più uscire e lui si è messo di fronte alla porta e la chiamava dicendo che “voleva spiegarle”. Noi non capivamo l’origine di questi fatti. Nel frattempo la ragazza ha chiesto aiuto col telefono alla sorella che era con i suoi amici. E che le ha consigliato di dire tutto e subito a noi». Dopo una decina di minuti è uscita e ha raccontato tra le lacrime quello che aveva subito». Secondo quanto poi denunciato ai carabinieri, l’uomo era entrato nella camera e poi nel letto dove lei dormiva e l’ha violentata «agendo in modo rapido tale da sorprendere la contraria volontà della ragazza», si legge negli atti della Procura.
Con accanto un bambino di pochi anni. Da qui la corsa all’ospedale di Empoli con l’attivazione del codice rosa e l’attestazione della violenza subita. Poi l’indagine dei carabinieri. E il rinvio a giudizio. Questa primavera la richiesta da parte dell’uomo del patteggiamento (non concesso dal giudice) , la confessione del fatto (solo poco prima dell’udienza) e l’offerta di diecimila euro alla ragazza che lei ha rifiutato «perché – come ha scritto – non serve né a scusarsi, né a riparare i tanti danni che mi hai provocato. Solo il tempo e le persone che mi vogliono bene mi aiuteranno a piangere di meno, ad avere meno dolore dentro e paura». Il processo, in cui la ragazza e i genitori saranno assistiti dagli avvocati Manuela Montagni e Paola Pantalone, prenderà il via a ottobre. l
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