Era l’uomo delle emergenze: Pistoia piange Angelo Biagini
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Ex funzionario ai lavori pubblici e responsabile dei cantieri comunali è morto al San Jacopo per complicazioni legate al cuore. Aveva 65 anni
PISTOIA. Se n’è andato improvvisamente, lasciando sconcerto e una sensazione di vuoto. Angelo Biagini, ex responsabile della protezione civile e dei cantieri comunali - l’uomo delle emergenze (e che le emergenze era solito risolverle) - è morto ieri al San Jacopo per complicazioni legate al cuore. Aveva 65 anni e da pochi mesi era in pensione.
Madre di Ajaccio, babbo pistoiese, si sentiva più corso che italiano e lo ribadiva spesso. Ma a Pistoia, in 16 anni da dipendente del Comune, Angelo Biagini ha dato molto. Anche in uno scontro dialettico di posizioni contrapposte con amministratori passati e presenti. Tale era la sua competenza tecnica e l’impegno per trovare soluzioni concrete ai problemi del territorio che tutti, a Palazzo di Giano, lo ritenevano un elemento imprescindibile della macchina amministrativa.
Aveva lasciato il lavoro lo scorso autunno. Pochi mesi di pensione, di viaggi, di foto spettacolari della sua Corsica quando, ai primi di giugno, ha avvertito un malessere che lo ha convinto a fare degli approfondimenti. In venti giorni la situazione è precipitata: l’intervento chirurgico al cuore a Careggi, il trasferimento in subintensiva al San Jacopo. E ieri, intorno a mezzogiorno, la crisi che si è rivelata fatale. Angelo Biagini lascia l’adorato nipotino, la figlia Valentina, la moglie Silvia Mungai (sposata in seconde nozze). Lascia un vuoto negli ex colleghi della protezione civile e dei cantieri comunali, che su di lui – in caso di necessità – sapevano di poter contare: «Quando li ho salutati – aveva raccontato al momento della pensione – in Comune mi hanno detto che il mio numero lo tengono». Una frase pronunciata con quel pizzico di ironia che era proprio del suo carattere.
Un diploma di geometra in tasca, dipendente della Comunità montana dal 1978 e dell’Autorità di bacino del fiume Arno dal 1996, era entrato in Comune a Pistoia nel 2006. «Avevo necessità di avvicinarmi a Pistoia per motivi familiari – aveva spiegato – e fui assunto al Comune. C’era sindaco Renzo Berti e consiglieri come Alessio Bartolomei, che allora era all’opposizione ed era contrario al piano di bacino. Io invece ero convinto che per la messa in sicurezza del territorio la soluzione erano le casse d’espansione, progetto a cui ho lavorato per 10 anni prima di occuparmi di protezione civile e di idraulica, cercando di rendere più chiare regole impastoiate dalla burocrazia italiana». Biagini è stato un funzionario prezioso durante le alluvioni che hanno colpito la provincia di Pistoia tra il 2009 e il 2013. Dopo quella del 2010 spiegò che il Comune era «riuscito a intervenire rapidamente, ottenendo finanziamenti da parte dello Stato. Un lavoro fatto bene, senza intralci burocratici. L’unico modo per evitare gli sprechi di risorse pubbliche».
È stato referente dell’Unità operativa di protezione civile durante la pandemia. In tanti lo ricordano mentre consegnava mascherine, od organizzava la distribuzione del cibo agli anziani che non potevano uscire di casa. «Io ero responsabile dei servizi sanitari e – spiega la vicesindaca Anna Maria Celesti – in quell’occasione ho avuto modo di conoscere non solo la professionalità ma, devo dire, anche l’umanità di Angelo». «La sua – prosegue – è una morte improvvisa, che ci colpisce, e che si porta via un uomo che era profondamente attaccato alla vita: amava il vino, il buon cibo, i viaggi, il mare, gli animali».
Dagli accesi confronti iniziali alla stima profonda il rapporto con Alessio Bartolomei, nel tempo, è diventato d’amicizia. «Ci siamo sentiti – spiega Bartolomei – poco dopo il suo ritorno a Pistoia dalla Corsica, i primi di giugno. Poi dopo l’operazione a Careggi. Mi aveva detto che non c’era da preoccuparsi e che, una volta uscito, avremmo organizzato quel viaggio nella sua amata Corsica, di cui tante volte avevamo parlato». L’aveva rassicurato, com’era solito fare quando c’era da affrontare un’alluvione, una frana, un incendio. Di solito funzionava. Di solito il contributo di Biagini, la sua professionalità, erano determinanti per risolvere positivamente un problema. Ieri invece il cuore l’ha tradito.
«Negli anni – afferma Bartolomei – ho imparato ad apprezzare l’estrema competenza e la calma lucidità con cui Angelo spiegava e difendeva scelte difficili e impopolari che andavano imposte al territorio, nel tentativo di renderlo più sicuro. Era una persona molto coraggiosa, che non aveva paura ad assumersi responsabilità». l