Virus, il primario di Careggi: «Omicron 5 non è un’influenza. Mascherine? Un addio frettoloso»
FIRENZE. I contagi viaggiano a una media di 800 al giorno, a Firenze, con il picco che - dopo un periodo di calma apparente - si è registrato proprio nella settimana tra il 20 e il 26 giugno. Eppure, se facciamo qualche piccolo passo indietro nel tempo, riavvolgendo il nastro al 12 giugno, ci accorgiamo che allora il numero di positivi superava di poco quota 250. Mentre la vita ha ripreso a scorrere (quasi) come nulla fosse successo, il Covid colpisce. E per il professor Alessandro Bartoloni, direttore dell’unità Malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Careggi, questa volta l’ondata autunnale è arrivata in anticipo. «Colpa la dell’elevata contagiosità della nuova variante Omicron 5 e, soprattutto, dei nostri comportamenti», sottolinea il primario.
Professor Bartoloni, stiamo assistendo a una nuova crescita dei contagi: come mai?
«I nostri comportameti ignorano il rischio che avevamo imparato a gestire in maniera corretta: abbiamo allentato decisamente le attenzioni, ormai la mascherina è usata molto poco. Nonostante questo, vediamo assembramenti con attività, come ad esempio i concerti, che vedono insieme molte persone. Siamo tornati ai comportamenti pre-pandemici in un momento in cui il virus è presente. Dovevamo essere più prudenti».
E poi è arrivata Omicron 5: influisce anche questo?
«Ormai la variante Omicron 2 ha lasciato spazio a Omicron 5 che già è predominante ma diventerà quasi esclusiva. Di fronte a una variante che ha delle caratteristiche di facile trasmissibilità si dovrebbero attuare maggiori attenzioni, ma è difficile tornare indietro su questo. C’è voluto tanto tempo per convincerci tutti che la difesa è collettiva, di comunità. E, ora, è difficile convincere le persone ad adottare di nuovo quei comportamenti di prevenzione che abbiamo imparato a usare negli ultimi due anni. E questo genera l’aumento del numero dei casi».
In genere, però, il picco dei contagi si registra in autunno: cosa sta succedendo?
«È vero. Rispetto agli anni passati abbiamo anticipato l’ondata autunnale: siamo ancora a giugno, ma il numero dei contagi è già in crescita. Di solito accadeva a fine agosto o a settembre. E anche in ospedale, purtroppo, abbiamo assistito all’aumento delle persone positive da ricoverare».
Quali sono le misure da attuare?
«La raccomandazione è di evitare, se possibile, i contatti ravvicinati con persone se non si ha la mascherina, mentre nei luoghi al chiuso le persone dovrebbero continuare a indossare una protezione e cercare di considerare il rischio di poter trasmettere l’infezione alle persone fragili: in questo caso, infatti, le conseguenze potrebbero essere serie».
E che dire della vaccinazione anti-Covid?
«La strategia vaccinale sarà aggiornata sulla base dei dati nelle prossime settimane. Il nuovo vaccino capace di proteggere da più varianti emergenti sarebbe appropriato. D’altra parte non possiamo "rincorrere" le varianti: quando ne arriva una nuova non abbiamo il tempo di attrezzarci con una nuova vaccinazione. L’ampia circolazione a cui stiamo assistendo non aiuta: più il virus circola e più ha la possibilità di mutare e di adattarsi. E questo ci rende fragili, deboli, nonostante la protezione che abbiamo acquisito in precedenza».
Ci sono molti casi reinfezione da coronavirus?
«Stiamo sperimentando che persone vaccinate con tre dosi e che pure hanno contratto la malattia una volta non sono immuni una seconda. La verità è che questa nuova variante, Omicron 5, elude la difesa anticorpale. I casi clinici che stiamo osservando adesso non portano quel rischio di ospedalizzazione o di morte tipica dell’inizio, però sono episodi impegnativi: febbre a 39, astenia, stanchezza, tosse».
C’è chi dice che il Covid debba essere trattato come un’influenza: è d’accordo?
«Non è il momento di abbassare la guardia: sui grandi numeri, i danni sono notevoli per le persone colpite. Il rischio di questa infezione è soprattutto per le persone più fragili: in questo momento stiamo pagando in modo non trascurabile l’aumento del numero dei casi e le difficoltà sono notevoli. E poi non conosciamo ancora gli effetti a lungo termine di queste infezioni lievi-moderate: per quanto tempo continua la stanchezza? Per quanto continuano i disturbi registrati durante la malattia? Cosa compare a distanza? La circolazione del virus nell’organismo ha un peso. Meglio essere prudenti»
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