Giallo di Ruino, niente domiciliari: resta in carcere la nipote badante della vittima
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foto da Quotidiani locali
COLLI VERDI. La difesa aveva chiesto i domiciliari, ma la giudice Daniela Garlaschelli ha deciso per il carcere. Liliana Barone, la donna di 45 anni indagata per omicidio in relazione alla morte dello zio Carlo Gatti, 89 anni, nell’abitazione alla frazione Canavera di Ruino, a Colli Verdi, resterà dunque in cella per il «pericolo di reiterazione del reato», almeno fino a che il quadro non sarà più chiaro.
La donna, che abitava con il pensionato e si occupava di lui, nell’interrogatorio di garanzia aveva parlato di un incidente, spiegando di avere trovato lo zio per terra al mattino, domenica, in un lago di sangue. L’autopsia, eseguita ieri (8 febbraio) a Medicina legale, non ha ancora sciolto i dubbi: i consulenti (Maurizio Merlano per la procura, Elena Invernizzi per la difesa) devono ancora fare la loro relazione. Sul corpo della vittima è stata anche eseguita una Tac, per approfondire la natura della ferita alla testa.
Gli interrogatori
L’uomo, vedovo, da tempo in pensione dopo una vita di lavoro a Novate Milanese, era stato trovato senza vita domenica mattina, nell’abitazione a Colli Verdi in cui viveva con la nipote e il figlio di lei, che nella notte tra sabato e domenica non aveva però dormito a casa.
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Ai soccorritori, chiamati da alcuni familiari, la donna aveva lasciato intendere di avere avuto un ruolo nella morte del pensionato. Dichiarazioni senza però alcun valore probatorio: nel primo interrogatorio la donna, difesa dall’avvocata Laura Sforzini, si era avvalsa della facoltà di non rispondere mentre aveva dato la sua versione in un momento successivo, prima davanti al pm Paolo Mazza e poi davanti alla giudice Garlaschelli.
Incidente o omicidio
Nei due interrogatori Liliana Barone ha sostenuto la sua innocenza, parlando di un incidente. «Domenica mattina con gli operatori del 118 può aver accennato al senso di colpa che provava per non essere riuscita a soccorrere il signor Gatti – ha spiegato la sua legale –. Ma lei lo ha trovato steso a terra nella sua camera, solo dopo essersi alzata e non averlo visto arrivare per la colazione». Sulla base di questa ricostruzione, l’avvocata aveva chiesto gli arresti domiciliari, mentre il pm la custodia in carcere.