Riccardo De Rinaldis è il giovane Mameli: l’attore pavese protagonista della serie tv
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foto da Quotidiani locali
La ribalta del Festival di Sanremo, dove sarà presente questa sera (venerdì 9) tutto il cast, lancerà la serie tv Rai, “Mameli, il ragazzo che sognò l'Italia”, che vede come protagonista l'attore pavese Riccardo De Rinaldis Santorelli. All'età di 24 anni, e con una carriera in costante ascesa, Riccardo interpreterà il poeta ed eroe risorgimentale Goffredo Mameli, che ha legato il suo nome all'inno d'Italia.
Nella serie tv in due puntate, che andranno in onda su Rai Uno in prima serata, il 12 e 13 febbraio, il pubblico potrà ripercorrere le vicende della breve esistenza di Mameli, che a 19 anni scrisse il testo che ancora oggi rappresenta il canto degli italiani e a 22 anni, nel 1849, morì in combattimento, inseguendo l'ideale dell'Italia unita.
Dopo tante partecipazioni a fiction televisive di successo, come “Non Mentire”, “Don Matteo”, “Doc, Nelle tue mani”, “Fratelli Caputo”, “Luce dei tuoi occhi”, e “Vivere non è un gioco da ragazzi”, Riccardo De Rinaldis Santorelli sarà ora al centro di una produzione televisiva dedicata ad una figura centrale della storia d'Italia.
Quanto la gratifica questo ruolo, in cui interpreta Goffredo Mameli per la fiction Rai? E cosa rappresenta questa opportunità per la sua carriera di attore?
«Penso che per ogni attore, interpretare un personaggio esistito realmente, sia una grande sfida. Questo personaggio è stato molto gratificante per me perché, oltre a rendermi protagonista, quindi aver portato un bel peso, sarà una sorpresa per molti. E’ ricco di sfumature bellissime e che farà empatizzare molto con il pubblico. Mameli è stato e sarà un altro scalino superato per la costruzione della mia carriera. Uno importante».
Parlando di Mameli, il suo nome è legato indissolubilmente alla storia del nostro Paese, ma è riduttivo associarlo solo all’inno. Cosa l’ha affascinata del personaggio? E come si è preparato per questo ruolo?
«Goffredo Mameli non è stato il tipico poeta di cui si sente parlare di solito. E’ un guerriero che ama, che crede nell’amicizia, nella libertà, nei diritti di tutti e nell’unione di un Paese che purtroppo era diviso da tempo. “Noi fummo da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo, perché siam divisi” diceva nel canto. Per il personaggio, mi sono concentrato sulla sua umanità, sulle sue fragilità e le sue forze. Luca Lucini e Ago Panini, i miei fantastici registi, mi hanno aiutato molto».
Rispetto alle sue precedenti esperienze in fiction televisive, cosa le ha trasmesso questa interpretazione?
«Mi sono lasciato andare completamente questa volta. E’ stato il primo progetto dove non mi sono sentito frenato dalla paura. Volevo viverlo completamente perché era giusto così. Quindi mi ha regalato tante gioie interpretarlo e come crescita professionale sono cresciuto molto come cresce Goffredo nella serie (da damerino della alta borghesia genovese a uomo rivoluzionario), anche perché sono stato sul set per due mesi e mezzo tutti i giorni. Cosa che non mi è mai capitata prima».
Come ha vissuto l'esperienza sul set ? E dove avete girato le riprese?
«Questo set è stato uno dei miei preferiti perché l’ho vissuto tutti i giorni e avevo un cast con cui mi sono veramente trovato in sintonia. Siamo amici fuori come dentro il set. Abbiamo girato per dieci settimane tra Genova, Torino e Roma».
Quali sono i punti forti di questa fiction che potranno conquistare il pubblico?
«Di sicuro vedere giovani che fanno la rivoluzione seriamente e pensare che sono esistiti e si sono comportati proprio in questo modo, sorprenderà il pubblico. In più spero che si possa vedere, apprezzare e capire il canto degli Italiani, il nostro canto, nella chiave reale per cui è stato scritto e musicato, ovvero far capire al popolo italiano che non era ancora italiano che non erano soli, che la pensavano tutti nello stesso modo, che era il momento di agire, il momento di fare l’Italia e essere italiani».
Guardando alla carriera, quali sono il prossimo step professionale e il sogno che vorrebbe realizzare?
«Il cinema sicuramente, è il motivo per cui faccio tutto questo. Per adesso non ho fretta, so che arriverà. Nella lista dei miei sogni ho in cima di fare un film fantasy, uno d’azione e un musical».
Ha mantenuto un rapporto con Pavia, città in cui è nato e cresciuto?
«Ho con Pavia un rapporto di amore e odio sicuramente. E’ una città stupenda, a misura d’uomo. Ho tantissimi ricordi qui e le persone che amo più di tutte. Però è sempre stata troppo stretta per me, quindi, quando rimango troppo, voglio fuggire come ho fatto anni fa quando mi sono trasferito a Roma».
ALESSANDRO QUAGLINI