Chat sessista, la difesa della Canottieri. Il presidente: «Questo è un club sano»
Angelo Fortunato: «Questa vicenda resta un fatto privato. Il clamore che ha sollevato mi ha molto addolorato»
PAVIA. «Il club è sano ed estraneo a questa storia, che resta un fatto privato, ma questa vicenda ci ha fatto crescere, è stata comunque una lezione. Infatti ci stiamo dotando di un nuovo codice etico, attraverso una commissione nominata apposta». Angelo Fortunato, 71 anni, presidente della Canottieri Ticino, avrebbe voluto che i suoi due anni di guida del club, la più antica società remiera di Pavia, risalente al 1873, fossero ricordati per le tante attività sportive che il club sta portando avanti e i progetti, come la sistemazione della piscina vecchia di 50 anni. Invece rischiano di essere ricordati per il caso della chat sessista tra alcuni soci e non soci, denunciata da tre giovani donne, che ha portato alla sospensione per tre mesi di un consigliere della Canottieri e a una indagine penale per diffamazione.
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Presidente, si aspettava tutto questo clamore?
«No, nessuno se lo aspettava. A un certo punto è scattata quasi una caccia all’untore, la vicenda ha creato una certa emotività. Ho assistito a una esagerazione. Tutta questa vicenda mi ha provocato una sofferenza anche personale. Ma il problema è che la storia di questa chat non ha nulla a che vedere con il club».
Però è avvenuta tra alcuni soci del club, comprese le giovani che hanno denunciato.
«In realtà dei partecipanti alla chat la maggior parte non sono soci, ad eccezione di uno che si è autosospeso subito e del consigliere che ha avuto il provvedimento di tre mesi di sospensione dai probiviri».
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Un provvedimento severo e raro. Non è questa una indicazione della gravità dei commenti nella chat?
«Premetto che il consiglio direttivo non è stato messo al corrente del contenuto della chat, che quindi resta a noi sconosciuto. A fine agosto ci è arrivata solo una mail da parte delle giovani che hanno denunciato in cui ci mettevano al corrente che avrebbero segnalato fatti ritenuti gravi al collegio dei probiviri. Ma non ci hanno spiegato nulla. Poi tutto è passato ai probiviri».
Poi il caso è esploso perché, a dicembre, i probiviri hanno deciso di prendere provvedimenti.
«Penso onestamente che si potesse attendere l’esito dell’indagine penale».
Tuttavia questa vicenda, ancora prima del fronte penale, ha richiamato una questione morale, ancora più dirompente proprio per il prestigio del club.
«Club che però non c’entra, perché non sono soci quelli coinvolti e perché la chat è esterna alla Canottieri, coinvolgendo solo un gruppo di amici».
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Perché non ha convocato l’assemblea come chiesto anche con una raccolta di firme da 218 soci?
«A parte che 218 soci su 1.650 non sono la totalità. Ho ritenuto di non convocarla perché quella chat è un fatto privato e perché il club è stato diffidato da un avvocato a farlo. In assemblea non avrei potuto dire nulla di più di quanto detto a voce a tutti soci che mi hanno chiesto chiarimenti».
Che clima si respira oggi nel club?
«Ovvio che tanti soci sono preoccupati, ma credo perché si sia ingigantita questa storia. Possono stare tutti tranquilli: il club è sano. Certamente sono dispiaciuto per quello che è successo e per le persone coinvolte, anche se, lo ripeto, non sono a conoscenza del contenuto della chat».
Ma il club cosa sta facendo perché fatti del genere non avvengano più?
«Noi abbiamo già delle regole e uno statuto, perché i soci sono presentati da altri soci, che garantiscono per loro. Ma visto che il mondo è cambiato stiamo approntando un nuovo codice etico».