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Mattino di Padova
Апрель
2024

Il paladino Lgbt contro il generale parà: Zan contro Vannacci, la sfida in Veneto

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Il paladino Lgbt contro il generale parà: Zan contro Vannacci, la sfida in Veneto

foto da Quotidiani locali

Il diavolo e l’acqua santa. Quale dei due sia l’una o l’altra cosa, tra Alessandro Zan e Roberto Vannacci, non saranno nemmeno le urne a stabilirlo. Talmente sono due pianeti ai capi opposti dell’universo, due mondi che non si toccano mai. È così distante il loro pensiero, da non concedere nemmeno un punto tangente. Eppure l’imbuto del destino li ha condannati a stare lì, uno di fronte all’altro, su cartelloni e manifesti elettorali. Zan del Pd contro Vannacci della Lega. A Nord Est è questa la sfida che infiamma la campagna elettorale per le Europee. Anche perché il confronto tra questi due prodotti della politica di oggi si compie in Veneto, la sacrestia d’Italia.

Il parà della Folgore sarà candidato in tutte le circoscrizioni, ma a queste latitudini sarà lui a fare da ariete. E dunque spicca questa contrapposizione umana e valoriale. Il paladino dei diritti civili e della comunità Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali e chiunque non si definisca eterosessuale) contro colui che definisce i gay «non normali». Nello zibaldone del generale dei parà i gay sono come i cacciatori. «Una minoranza», dice lapidario, con gli occhi tipo Rocky Balboa. E sempre sulla comunità Lgbtqia+, in una intervista a Repubblica, rispondeva così: «La ritengo sovra-rappresentata, addirittura è un vanto esserlo, non esiste una demografia precisa che ci dica quanti sono, ma il motivo della iper-rappresentazione qual è? Qual è l’obiettivo?».

Sul fronte opposto, invece, c’è Alessandro Zan, l’uomo che con la sua battaglia per il Ddl contro l’omotransfobia ha infastidito il Vaticano, il fondatore del più longevo Pride Village d’Italia (Padova, 2008), il politico più conosciuto dai giovani, l’uomo che dialoga con Fedez su TikTok.

«Sono orgogliosamente veneto, una terra che per vocazione e tradizione è sempre stata rivolta agli scambi, al dialogo, all’Europa», dice Zan combattivo. «Come il resto del nostro Paese, anche il Veneto sta vivendo un’evoluzione dei costumi e l’attenzione per i diritti di tutte le persone è altissima. Penso alla battaglia per il fine vita: la stragrande maggioranza delle venete e dei veneti vuole una legge, che una politica sorda e che non vede il Paese reale, ha fatto naufragare. È questo il Veneto che deve trovare voce, anche in Europa».

Ma il paracadutista con la Greca sulle spalle non cede un millimetro, anzi rilancia con la solita retorica dell’amico gay: «Il male non è l’omosessualità, ma rappresentare una realtà eccessiva. Sembra quasi che l’essere gay faccia salire gli ascolti. Poi ho amici gay, nulla contro».

Dunque con il voto dell’8 e 9 giugno prossimo il Veneto avrà possibilità di dire oggi, anno 2024, quale sia la sua Weltanschauung. La corsa di due candidati che diventa quasi un referendum: progressisti contro conservatori, diritti contro oscurantismo.

«La Lega, con la candidatura di Vannacci, si conferma una forza di ultradestra, che ha ormai eliminato dalla sua proposta politica l’attenzione al territorio» continua Zan. «Il Veneto come può sentirsi rappresentato da chi distingue le persone in base al colore della pelle o da chi ritiene che una persona omosessuale non sia normale? Sono idee violente, che, a quanto pare, Matteo Salvini ha fatto proprie, con buona pace di Luca Zaia e delle sue aperture ai diritti: sembra quasi che, con questa candidatura, Salvini abbia voluto dire a Zaia “comando io”».

Il generale cresciuto a trazioni alla sbarra, piegamenti alle parallele e passo del leopardo, ha ben presente la sfida che lo attende. Sa chi sarà il suo principale competitor da queste parti. E al nostro giornale dice: «A Zan auguro buona fortuna per la corsa elettorale e il massimo successo possibile. Queste sono le mie idee e non cambieranno».




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