Modena. Il prof. che “fotografa” i tumori «Così impariamo a curarli»

Bicciato, bioingegnere di Unimore, impegnato nella ricerca contro il cancro: «Riusciamo a indagare in profondità: è come passare dalla lente al microscopio»

Gabriele Farina

«I tumori sono come alieni». Con una similitudine il docente ordinario Unimore Silvio Bicciato spiega l’ultima sfida dell’università in tema ri ricerca. Sta tracciando una “mappa” delle cellule di pazienti colpite dal tumore alla mammella per studiare gli “ecosistemi” a livello microscopico. «È come se arrivasse un alieno in un piccolo paese - semplifica Bicciato - L’alieno si trova bene e si espande, sfruttando gli abitanti del paese per assumere il controllo». L’espansione prende il nome di metastasi e può provocare effetti gravi negli organismi. Ecco che il lavoro dell’equipe Unimore assume un significato diverso: progredire nella ricerca.

«Innanzitutto, vogliamo fare la fotografia dell’ecosistema - aggiunge il docente di Bioingegneria industriale - per vedere se ci sono alieni e chi sono. È poi importante capire come si rapportano con gli indigeni e come trovino i sistemi di evasione rispetto alle norme protettive. Va compreso come siano arrivati e come riescano a rimanere, modificando parzialmente le loro caratteristiche. Il “gioco” è comprendere quali cellule ci sono e come comunicano».

Con un altro esempio Bicciato spiega i meccanismi in atto: «Perché le altre cellule non distruggono quelle tumorali? - si domanda il professore di Unimore - Al contrario, si comportano come zombie, facendo diventare zombie le altre cellule». Una reazione a catena i cui meccanismi sono indagati dai ricercatori. Nello specifico, Bicciato si occupa di analizzare i geni con computer sempre più potenti. «Prima osservavamo i tessuti come macchie indistinte - prosegue il docente - mentre oggi riusciamo a indagare più in profondità. È come se fossimo passati dalla lente di ingrandimento al microscopio. Con gli algoritmi etichettiamo ogni singola cellula, cercando di ricostruire come si influenzano tra loro. È quasi una scienza sociale». I paragoni non devono fare dimenticare la missione della ricerca: mettere a punto nuove difese nella lotta al cancro. «Oggi c’è l’idea dei nuovi farmaci multi-azione - aggiunge - che uccidono le cellule del cancro e potenziano quelle che le uccidono». Alieni o zombie che siano, le cellule tumorali rappresentano infatti avversari subdoli. «Eludono tutte le nostre difese - osserva Bicciato - pur avendo caratteristiche che nessuna delle nostre cellule possiede. È come se fossero diventate serpi in seno. Le cellule staminali sfruttano le loro proprietà a nostro favore. Le cellule tumorali invece sfruttano le nostre capacità per la loro sopravvivenza, non più per la nostra». I ricercatori possono sfruttare i finanziamenti del 5 per mille alla Fondazione Airc. A livello nazionale, le risorse si traducono in novanta milioni di euro per circa cinquecento progetti e nove programmi speciali. «Senza la scorta del finanziamento del 5 per mille dell’Airc il nostro progetto non sarebbe stato possibile. Abbiamo anche raccolto campioni da altri consorzi in giro per il mondo. I dati genomici, a meno che non siano indagati in modo privato, sono obbligatoriamente pubblici. Noi abbiamo un certo numero di campioni che ci hanno permesso di cominciare un’idea abbastanza particolare dell’ecosistema delle metastasi». —

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