Modena. L'assessore e il caso dei negozi di viale Gramsci «Non possiamo chiuderli»
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In tre anni 230 controlli e 37 multe per la gestione del cibo e le norme anti-Covid «Impossibile applicare la chiusura attuata per l'esercizio di via Piave, in quel caso c’erano pregiudicati»
MODENA «Trentasette sanzioni, anche per il mancato rispetto della misure anti-Coronavirus, e otto provvedimenti di sospensione, che in alcuni casi hanno poi comportato la cessazione dell’attività nei negozi». Lo ha precisato l’assessora alle Politiche economiche Ludovica Carla Ferrari rispondendo a due distinte interrogazioni di Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) sulle situazioni di presunta irregolarità degli esercizi commerciali di viale Gramsci ai civici 231/c e 327.
In particolare, il consigliere aveva chiesto informazioni “sugli interventi delle forze dell’ordine nei negozi etnici e sulla tipologia di sanzioni a partire dal 2018”, oltre che sulla presenza di pregiudicati”, domandando perché le irregolarità non abbiano “portato alla chiusura definitiva degli esercizi, come accaduto nel negozio di via Piave”. Le istanze, inoltre, sollecitavano chiarimenti sui cambiamenti di ragione sociale dei due esercizi commerciali.
Nella risposta, l’assessora Ferrari ha innanzi tutto sottolineato che gli interventi della Polizia locale nei due negozi sono stati 230, a seguito di altrettante segnalazioni arrivate, di cui 11 attraverso la piattaforma Segnala-Mo. Quindi ha illustrato le violazioni dei due market riscontrate dal Comando di via Galilei, dallo sportello Suap del Comune, dall’Ausl e dalle forze dell’ordine, oltre a dare conto degli interventi scaturiti dai provvedimenti della Prefettura. Per il negozio al civico 231/c le irregolarità sono state 21: varie sotto il profilo di correttezza dei prodotti e otto per violazioni delle norme anti-Covid di vario genere, dalla permanenza di persone all’interno senza giustificato motivo al non rispetto del divieto di assembramento, che hanno fatto scattare un provvedimento di sospensione dell’attività dieci di giorni e due da cinque oltre al provvedimento di diffida nei confronti dell’impresa individuale dal persistere per il futuro nell’esercizio delle attività.
Nel negozio al civico 327, invece, le irregolarità sono state 16: diverse per etichettature e irregolarità espositive come emerso anche da un controllo dei Nas; quattro per violazioni delle norme anti-Covid che hanno determinato un provvedimento di sospensione dell’attività di dieci giorni, due da cinque giorni e uno da un giorno, oltre al provvedimento di diffida nei confronti dell’impresa individuale dal persistere per il futuro nell’esercizio delle attività. Le violazioni sono state rilevate “nel contesto di due nuove gestioni - ha aggiunto - e di una revoca dell’autorizzazione seguita dalla notifica della cessata attività e delle relative cessazioni di attività fra sanzioni e provvedimenti di sospensione”.
Ferrari ha indicato i riferimenti normativi alla base dei provvedimenti, non solo il Tuel ma anche il Regolamento comunale di Polizia urbana e il decreto legge 14 del 2017 incentrato sulla sicurezza delle città: con questi presupposti, per entrambi gli esercizi commerciali “si può procedere col provvedimento di chiusura emesso dalla Questura per massimo di 14 giorni e, in maniera ancora più incisiva, con la chiusura per dieci giorni per grave pericolo dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
In replica, il consigliere Giacobazzi ha fatto presente che “l’interrogazione puntava a capire per quale motivo non si proceda alla chiusura definitiva dei due negozi, come è successo per il market di via Piave 56”.
L’assessora Ferrari ha risposto spiegando che la revoca della licenza nel negozio di via Piave è scaturita “a seguito dell’individuazione di pregiudicati da parte delle forze dell’ordine”.
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