Interessi cinesi a Trieste, Confindustria Fvg lancia l’allarme sul patto fra Cosco e Hhla
I dubbi del presidente Michelangelo Agrusti. Il capo dell’Adsp D’Agostino: “Bisogna distinguere fra economia e geopolitica, dare ascolto a Draghi”
TRIESTE Gli Stati Uniti lanciano dal G7 un nuovo siluro sulle relazioni fra Cina e Occidente, affossando definitivamente il mai decollato memorandum stipulato nel 2019 fra Autorità portuale di Trieste e Cccc. Il presidente Joe Biden si pone in continuità con l’amministrazione Trump, ma le accuse al regime di Pechino vengono lanciate mentre in Germania è partita la trattativa per l’ingresso di capitali cinesi in uno dei terminal del porto di Amburgo, tanto che da Confindustria si leva il grido d’allarme sul rischio che la chiusura di un accordo fra Cosco e Hhla possa essere la premessa di investimenti cinesi sulla Piattaforma logistica.
Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti sposa la linea americana: «Sono contento che l’Occidente abbia preso coscienza del pericolo economico, politico e militare rappresentato dalla Cina. A suo tempo avevo considerato un grande pericolo l’adesione italiana al programma One Belt One Road, sostenuta dal governo Conte e dalla componente grillina, col preoccupante ingresso cinese nel porto di Trieste».
L’ipotesi fu all’epoca stigmatizzata da Angela Merkel, che sulle trattative in corso ad Amburgo invece non si pronuncia, visto il saldo intreccio dell’economia tedesca con quella cinese. La cancelliera attende l’esito della trattativa con cui la compagnia armatoriale Cosco intende rilevare dal principale terminalista di Amburgo una quota di minoranza nel terminal di Tollerort, il più piccolo dei tre moli container gestiti da Hhla nello scalo tedesco, ma capace da solo di movimentare dieci volte i volumi di Trieste. Cosco è stata impiegata in passato da Pechino per l’acquisizione del porto del Pireo e ha partecipazioni di minoranza in numerosi scali europei. I rapporti fra Hhla e Cosco durano da mezzo secolo, ma mai erano arrivati a contemplare la gestione congiunta di un terminal.
Messo alle spalle il memorandum Italia-Cina, Agrusti individua ora il rischio nel possibile accordo fra Cosco e Hhla, che detiene il 50,01% della Piattaforma logistica: «Leggiamo che la società che ha acquisito la Piattaforma logistica sta trattando la cessione del 30-40% di uno dei suoi terminal ad Amburgo. I cinesi lasciati fuori dalla porta rientreranno dalla finestra anche a Trieste? Il governo italiano sta considerando l’evolversi della situazione?». Da Hhla Plt Italy, Francesco Parisi allontana intanto l’ipotesi che, almeno nel breve periodo, Amburgo possa essere tentata di replicare lo schema a Trieste: «Non prevedo il futuro, ma il tema non è in discussione e non mi risultano possibilità di questo tipo». Non è però un mistero che il Dragone abbia mostrato il suo interesse per lo scalo e la cordata di imprenditori locali ha trattato a lungo con China Merchants, prima di scegliere i tedeschi nel timore che il governo italiano bloccasse l’accordo.
L’intesa sulla Piattaforma è stata sancita nel 2020, un anno dopo la firma del memorandum di Roma. Molto era cambiato nel frattempo e le relazioni Usa-Cina si caratterizzavano a quel punto per scintille roventi. L’arrivo di Hhla fu un respiro di sollievo per tutti. Per il ministro Stefano Patuanelli, il cui partito aveva fortemente voluto l’avvicinamento a Pechino e che alla cerimonia della Piattaforma spiegò invece come i tedeschi rappresentassero una rassicurazione per l’alleato americano, visto l’ancoraggio dell’Italia al Patto atlantico. Per la capogruppo Pd Debora Serracchiani, che nella missione con Paolo Gentiloni aveva aperto la strada agli investimenti cinesi a Trieste nel 2017, ritenendo però un passo azzardato arrivare a un’intesa politica con la Cina. Per il governatore Massimiliano Fedriga, che si era detto favorevole alle potenzialità economiche degli accordi col Dragone, ma aveva allo stesso tempo vissuto l’imbarazzo della Lega al governo, quando Giancarlo Giorgetti ricevette espliciti richiami dalla diplomazia americana durante un viaggio negli Usa di poco precedente alla firma del memorandum.
Il presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino invita a distinguere economia e geopolitica: «Draghi è una persona seria e ha detto che con la Cina ci devono essere cooperazione, competizione e franchezza. Ha detto anche che non possiamo che essere atlantisti per la storia e la cultura del nostro paese. Mi permetto di notare che è sempre stato il nostro approccio: abbiamo sempre detto che gli accordi commerciali del Memorandum dovevano essere improntati alla reciprocità e abbiamo deciso di fermarci quando questa reciprocità non c’è stata. Cosco-Hhla? Qualsiasi Stato può e deve distinguere le dinamiche di business da quelle geopolitiche. Cosco è un operatore di mercato presente con partecipazioni a Seattle, Valencia, Bilbao, Zeebrugge, Rotterdam, Anversa e Vado Ligure, senza che ciò condizioni la geopolitica dei rispettivi paesi. Di questo si parla poco, ma l’attenzione su Trieste è sempre molto alta». —