Nuova Cav, Roma blocca la holding di Zaia in Veneto
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Bocciato perché non “attinente” l’emendamento di Stefani per allargare il perimetro di Concessioni autostradali venete
PADOVA. Quando c’è una mission impossible a Roma, Luca Zaia sceglie Alberto Stefani, il commissario-segretario factotum della Lega veneta, per dare una scossa ai tempi infiniti dei ministeri. Nel 2020 gli ha affidato l’emendamento per le elezioni regionali in tempo di Covid, qualche settimana fa invece la sfida ha riguardato la madre di tutte le battaglie del federalismo stradale: l’allargamento del perimetro di Cav, primo passo per creare la holding e gestire in house la concessione della Padova-Brescia quando scadrà nel 2026.
Il primo tentativo è andato a vuoto: la commissione Bilancio della Camera ha stabilito che l’emendamento su Cav infilato dall’onorevole Alberto Stefani nel decreto legge Covid non era attinente al tema e quindi l’ha bocciato.
Ma Luca Zaia ed Elisa De Berti non mollano la presa. Stefani ha già pronta la soluzione B e C per tagliare il traguardo. Fase B: un nuovo emendamento al decreto trasporti che dovrà mettere ordine al settore dopo il passaggio di Aspi da Atlantia a Cdp, con la fine dell’era Benetton.
Fase C: un provvedimento ad hoc del ministro Giovannini cucito su misura per Cav. Sogno impossibile e con quali tempi? Campa cavallo che l’erba cresce e l’estate passa, una stagione dopo l’altra. Chi non si dispera è la vicepresidente Elisa De Berti, ieri in visita al Canalbianco: ci sono 40 milioni da spendere per sistemare l’idrovia. L’idea cammina da 50 anni con stop and go. Chi arriverà prima al traguardo tra l’idrovia sul Po Rovigo-Ferrara e la nuova Cav-holding di Zaia?
Un passo alla volta. Cav è la società che gestisce il Passante dal primo giorno di apertura: l’8 febbraio 2009. E da dicembre 2009 ha ottenuto anche i 20 km della A4 tra Padova e Mestre, il raccordo verso l’aeroporto di Tessera e la tangenziale ovest di Mestre. 70 km, una miniera d’oro, creata dall’allora presidente Galan d’intesa con l’Anas. Poi tutto si è fermato, anche se Zaia continua a ribadire che il primo passo dell’autonomia è la gestione in house delle autostrade. Peccato che l’Unione Europea imponga di mettere in gara le concessioni quando scadono, nel rispetto della concorrenza.
Alberto Stefani non parla di passo falso ma di sfida bloccata dai regolamenti della Camera. Cosa prevedeva il suo emendamento? Di affidare «la realizzazione e gestione, ivi compresa la manutenzione ordinaria e straordinaria, di ulteriori tratte autostradali ricadenti nel territorio del Veneto alla società paritetica tra Anas e Regione Veneto». Ovvero alla Cav (Concessioni autostradali venete).
Per non perdere tempo, il segretario della Lega ha presentato un nuovo testo, fotocopia di quello bocciato, con qualche correttivo. A Cav possono essere affidati i nuovi poteri, «previa intesa con il presidente delle regioni limitrofe interessate ove l’affidamento diretto riguardi infrastrutture che ricadono anche parzialmente nel territorio di regioni limitrofe, sulla base del principio di leale collaborazione e di reciprocità». Insomma, Zaia dovrà fare accordi con Fedriga in Friuli per la A4 Venezia-Udine-Trieste e con Fugatti a Trento per il completamento della A31 Valdastico da Piovene Rocchette a Rovereto. Insomma, nessun atto di prevaricazione nei confronti dei due “fratelli” leghisti che grazie all’autonomia speciale non debbono mai chiedere il via libera a Roma. Zaia invece deve convincere il Parlamento: Lega, FdI e Pd sono d’accordo mentre il M5S tira il freno.