I trent’anni della Slovenia, celebrazioni e proteste: le due anime in piazza ricordato il semestre Ue
Rappresentanti dello Stato e ospiti internazionali alla festa organizzata in piazza della Repubblica. In piazza Prešeren la protesta contro Janša
TRIESTE. Due Slovenie, ciascuna a modo suo, hanno celebrato il 30 esimo anniversario dell’indipendenza. La prima, quella ufficiale, si è schierata in piazza della Repubblica a Lubiana alle 21-la stessa dove trent’anni fa fu innalzata la prima bandiera della Slovenia indipendente - attorno al proprio governo e ai numerosi ospiti, su tutti il il presidente del consiglio Ue Charles Michel, il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, il premier austriaco Sebastian Kurz, quello croato Andrej Plenković e il premier ungherese Viktor Orban accolto con un tweet celebrativo dell’esecutivo presieduto da Janez Janša.
La seconda si è raccolta, invece, nel pomeriggio in piazza Prešeren grazie al tam tam dei social. Una manifestazione non preannunciata e avallata dall’autorità competente per cui ora la polizia sta cercando di identificare gli “organizzatori” per accusarli penalmente. Una manifestazione che ha raccolto quasi 20 mila persone (9 mila per la polizia) che hanno innalzato slogan contro il premier Janez Janša accusato di mancato rispetto delle libertà fondamentali a cominciare dalla libertà di stampa. Un governo quello di Janša aspramente criticato da più parti per il crescente avvicinamento alle posizioni del Gruppo di Višegrad e alle istanze populiste e sovraniste dei quattro Paesi membri: Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia.
La protesta era guidata dai principali leader della cosiddetta protesta delle biciclette che ogni venerdì da oltre un anno puntualmente invade strade e piazze della capitale e che chiede le dimissioni di Janša. Un popolo che venerdì era accompagnato dai sindacalisti e dai principali rappresentanti della società civile, dove trovavi nonne infuriatissime e rassegnati operai con tre figli a carico e con il salario minimo (900 euro al mese). Janša ha chiuso la pratica sostenendo che «trattasi di comunisti». Troppo facile.
Anche perché quella «terra senza nemici» come ha definito la Slovenia venerdì sera il capo dello Stato, Borut Pahor, rischia molto in Europa, quella Europa che presiederà dal prossimo 1 luglio. La “liason” tra Janša e Orban, messo nell’angolo dall’Ue per le sue violazioni dello stato di diritto e delle leggi Ue con la recente norma anti-Lgbt, ma difeso a Bruxelles nel corso del turbolento ultimo Consiglio europeo proprio da Janša e dal premier polacco Mateusz Morawiecki, è un dato di fatto .
Attenzione particolare nel semestre di presidenza sloveno, verrà data al processo di integrazione europea dei Balcani occidentali, ai quali verrà dedicato un vertice in autunno. Lubiana, ha detto Janša, è per il rispetto della libertà di espressione, la difesa dei diritti umani e l'osservanza dello stato di diritto. Minacciando i giornalisti e tagliando i soldi alle agenzie di stampa? Questioni di punti di vista e Ursula von der Leyen non è sorda, né cieca.