Medici di base in difficoltà nel Goriziano, 15 in pensione
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Fasiolo (Fimmg): «Nullo il ricambio generazionale». Poggiana (Asugi): «È un problema da affrontare su scala nazionale»
GORIZIA. «È un problema che sta diventando drammatico».
A dirlo la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) di Gorizia. Che non sa più che pesci pigliare di fronte alla carenza di professionisti. Adriana Fasiolo, segretario provinciale fornisce anche alcuni dati.
«L’età media dei medici di medicina generale supera oggi i 60 anni e, considerato che i professionisti in questione possono andare in quiescenza non oltre i 70 anni, era da tempo prevedibile quanto oggi si sta avverando. Ma come spesso accade, non si prevedono con lungimiranza le criticità, ma si attende l’emergenza per cercare di sanare, in malo modo, le falle del sistema».
Si stima che, tra 6 anni, 15 milioni di italiani rischiano di rimanere senza medico. Secondo i calcoli della Fimmg, il sindacato più rappresentativo a livello nazionale dei medici di famiglia, entro il 2027 andranno in pensione circa 35.200 professionisti in tutta Italia, che quotidianamente gestiscono fino a 1500 pazienti.
Nei prossimi sei anni, pertanto, chiuderanno in Italia 5.080 studi medici con il rischio di lasciare, appunto, 15 milioni di cittadini senza un referente sanitario sul territorio. «Quanto previsto a livello nazionale - mette in guardia Fasiolo - si sta già concretizzando anche nel nostro territorio. Dall’inizio della pandemia, nel Distretto Alto Isontino, sono andati in quiescenza già 15 medici di medicina generale e molti di questi, prima dei 70 anni, perché il lavoro è sempre più impegnativo e i professionisti sono stati messi a dura prova in questo lungo periodo pandemico. Molti hanno scelto di andare in quiescenza prima della scadenza».
La Fimmg non nasconde i nodi sul tappeto. «È preoccupante - rimarca il segretario provinciale - quanto sta accadendo perché non vi è un automatico ricambio. Il persistere del numero chiuso nell’accesso alla facoltà di Medicina ha, conseguentemente, limitato il numero di medici disponibili e la scelta da parte dei giovani professionisti è più spesso orientata verso l’attività ospedaliera che dà maggiori tutele assicurativo/previdenziali (gravidanza, ferie, etc). Nel nostro territorio vi è una enorme difficoltà, già fin d’ora, nel reperire giovani colleghi disposti a impegnarsi nello svolgere l’attività di medici di medicina generale e ciò avviene anche solo quando si tratta di brevi sostituzioni o di incarichi temporanei da coprire nell’attesa che subentri il nuovo medico a occupare il posto vacante di chi è andato in pensione. Questa criticità si rende palese già oggi particolarmente nei centri piccoli, meno “attrattivi” e vi è il reale rischio di depauperare il territorio di quel servizio di prossimità che rappresenta il valore aggiunto della medicina generale».