Udine, il fisarmonicista di nuovo libero dopo la gara di solidarietà: «Grazie, mi avete commosso»
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Attesa per lunedì 28 giugno la decisione sulla sua istanza di protezione. In pista anche l’associazione Ucraina- Friuli e il consolato
UDINE. L’attesa dovrebbe terminare lunedì 28 giugno, forse già in mattinata, con la notifica della decisione che la comissione territoriale di Trieste avrà assunto sulla richiesta di protezione internazionale presentata da Liubomyr Bogoslavets, il fisarmosicista ucraino che con le sue note ha incantato Udine durante il lockdown e al quale, tuttavia, un doppio provvedimento di espulsione impone il rientro in patria.
Dentro o fuori, senza grossi margini di soluzioni alternative: questo decreterà l’organo deputato in regione a valutare le istanze dei richiedenti asilo.
Rispondendo in tal modo non soltanto al diretto interessato, ma anche alle migliaia di persone che, in questi giorni, dentro e fuori Udine ne hanno sposato la causa.
Perché sul piatto della bilancia che pende dalla parte del musicista, oltre alla corposa documentazione depositata dal suo legale, l’avvocato Alessandro Campi, che punta al riconoscimento di una speciale forma di protezione umanitaria, c’è anche un insolito (e invisibile) “pacchetto” che attesta la gara di solidarietà scattata tra la popolazione prima per ottenerne la “liberazione” dal Cpr di Gradisca d’Isonzo e, poi, per garantirgli la permanenza in Italia.
Lui, che da venerdì, dopo che il tribunale di Trieste ha ritenuto di non convalidarne il trattenimento al Cpr, è stato trasferito al Centro “Balducci” di Zugliano, dov’è stato accolto da don Pierluigi Di Piazza, continua a coltivare la speranza.
E lo fa nel modo in cui gli è più facile e caro rivolgersi agli altri: imbracciando la fisarmonica e suonando. Domenica 27, dopo la messa della mattina, il programma prevedeva una sua performance in duetto con una suora munita di armonica.
Esibizioni che non vede l’ora di poter tornare a fare anche in centro e nelle altre piazze e sale che, tra il Friuli e l’Austria, prima della pandemia lo avevano ospitato.
Emozione dopo emozione, sabato era stata la sua connazionale Viktoria Skyba, presidente dell’associazione culturale Ucraina-Friuli, a scaldargli il cuore con la sua visita e, ancor di più, con la consegna delle lettere che si era scambiata con il consolato di Milano.
«Sono commosso, non mi aspettavo tanta partecipazione», le ha detto. Già, perché a mobilitarsi non sono stati soltanto i friulani: informati da Skyba della sua situazione, anche gli ambienti diplomatici hanno deciso di muoversi e inviare due note alla Questura di Gorizia e alla commissione di Trieste.
«Ho raccontato chi è e cosa faceva – spiega la presidente –: un artista noto in patria, dove insegnava musica all’università, che ha finito per ritrovarsi in una situazione di fragilità economica e che, una volta arrivato a Udine, ha saputo farsi apprezzare e volere bene da tutti».
Tanto da avere già collezionato una serie di proposte di lavoro e collaborazione. Prima, però, ci sono le leggi e la burocrazia: lunedì, forse, il verdetto. —