Fra medici, infermieri e operatori sanitari sono duemila i non vaccinati: la situazione peggiore a Udine

foto da Quotidiani locali

UDINE. Qualcosa si muove, ma non ancora abbastanza, nel Sistema sanitario regionale per quanto riguarda le vaccinazioni del personale a contatto con i pazienti e che, a norma vigente, rischia lo spostamento di ruolo, oppure la sospensione dal ruolo, nel caso in cui non dovesse effettuare la profilassi anti-Covid.

Le lettere delle Aziende inviate nelle scorse settimane, sommate alla percentuale di chi è guarito dalla malattia da oltre tre mesi e a cui può dunque essere somministrata la prima dose, hanno portato, a giugno, poco meno di 500 operatori della sanità pubblica a effettuare la vaccinazione.

In Friuli Venezia Giulia, però, restano ancora 2 mila sanitari del Sistema sanitario privi di copertura, con il totale che sale a 5 mila – cioè all’11% del totale – tenendo in considerazione anche le strutture private.

L’andamento complessivo

Guardando ai dati comunicati una manciata di giorni or sono dall’assessore alla Salute Riccardo Riccardi in Consiglio regionale, rispetto ai numeri di maggio il Friuli Venezia Giulia ha “recuperato” 463 sanitari che, appunto, risultano aver aderito alla campagna vaccinale.

Parliamo, nel dettaglio, di 60 medici, 243 tra infermieri, ostetriche e assistenti sanitari, 113 tra Oss e altro personale di supporto oltre a 47 tecnici sanitari.

Nel conto, inoltre, andrebbero inseriti anche gli assistenti sociali e gli psicologi, ma in questo senso manca il parziale di partenza (cioè il numero a fine maggio) dell’Azienda Friuli Centrale e, dunque, il confronto mensile non sarebbe corretto.

È plausibile, in ogni caso, che in base al trend delle altre Aziende – e in particolare della Friuli occidentale e del Burlo Garofolo in cui una quindicina di professionisti si sono vaccinati – anche qui si sia registrato un miglioramento.

Le singole aziende

Il monitoraggio mensile della Regione permette anche di analizzare l’andamento a livello di singolo ente preso in considerazione. La performance migliore – se escludiamo l’Arcs dove mancavano appena tre sanitari che adesso paiono essere stati immunizzati – è quella dell’Azienda pordenonese dove risultano non vaccinate 232 persone.

In realtà, come esplicitato in tabella, il numero sarebbe in crescita rispetto a maggio, ma due mesi fa i dati erano ancora parziali, mentre a fine giugno lo screening interno spiega che si sono convinti 14 medici (ne mancano ancora 6) e 9 tra assistenti sociali e psicologici (ne restano sempre 6 senza nemmeno la prima dose).

Gli 889 dipendenti ancora privi di vaccino, andando oltre, pesano sull’Azienda Friuli centrale nonostante un buon andamento mensile con 219 lavoratori che hanno accettato la vaccinazione.

Un totale che comprende 28 medici, 147 tra infermieri, ostetriche e assistenti sanitari, 54 operatori di supporto e 3 tecnici sanitari. Lo stesso discorso, infine, si può fare per l’Azienda Giuliano Isontina dove sono ancora 769 i dipendenti senza vaccino nonostante i 192 in meno, nel corso di un mese, tra cui 16 medici.

E se al Burlo Garofolo il parziale è di 41 vaccinati in più rispetto a fine maggio, al Cro di Aviano scende fino a quota 15.

Gli appelli alla vaccinazione

La situazione dei dipendenti non vaccinati, dunque, è in miglioramento – leggero, per quanto costante –, ma ancora non a un livello ritenuto sufficiente.

Per questo motivo, la scorsa settimana, Riccardi si è appellato direttamente ai sindacati per cercare di convincere anche i più scettici e refrattari a chiedere l’immunizzazione. In casa dem, invece, Mariagrazia Santoro commenta così l’approvazione della sua mozione pro-vaccinazioni in Consiglio.

«È evidente l'impatto negativo di questi numeri sull’opinione pubblica – ha detto l’esponente del Pd – ed è proprio per questo che il via libera unanime da parte dell’Aula è positivo e dichiara, con forza, un sostegno ancora più ampio alla campagna vaccinale anti-Covid». —