Cossano, viaggio nei verdi frutteti tra lotta integrata e il biologico
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Negli undici ettari dei terreni Avetta ormai da sette anni si fa un uso ragionato di concimi chimici e fitofarmaci
COSSANO CANAVESE. Venerdì mattina. A Cossano Canavese il cielo è così azzurro che si fatica a staccare gli occhi dalla sua meraviglia per portarli sulla terra. Ma tra i terreni dell’azienda di Mauro Avetta, 59 anni, accompagnati dalla moglie Anna Maria, di 56, mettiamo a fuoco volentieri quel verde luminoso, rigoglioso, tra i frutteti con le pesche che stanno maturando. Siamo qui per vedere come si fa la lotta o difesa integrata, che in parte è obbligatoria per tutti gli agricoltori, in parte è volontaria per chi ha deciso di utilizzare fitofarmaci, concimi e diserbanti in maniera «ragionata», come ci ha raccontato il giorno precedente Antonio Scavarda della sede Coldiretti di Ivrea. E come si fa tutto ciò in un’azienda cheper generazioni è stata coltivata con metodi convenzionali.
«Prima di mio marito c’era il papà - spiega la signora Avetta - e prima ancora il nonno. E poi io di altri non so - sorride -, mi fermo qui. Noi sette anni fa abbiamo cominciato a rispettare questo disciplinare. Siamo seguiti da un tecnico, che fa le analisi dei terreni e ci suggerisce cosa fare in base al tempo, all’umidità. Per i trattamenti utilizziamo molti prodotti che sono ammessi anche nel biologico e li facciamo soltanto se c’è necessità. La difficoltà sta principalmente nel cambiare le abitudini, bisogna tenere un registro di campagna, c’è un armadietto per i fitofarmaci. Ma noi ci siamo sempre trovati bene, non abbiamo avuto problemi di produzione».
Semmai negli undici ettari di casa Avetta i problemi più grandi degli ultimi due anni sono stati legati al gelo. «Non abbiamo avuto le pesche precoci, infatti», spiega ancora Anna Maria. Per quanto riguarda i rimborsi promessi dalla Regione i tempi sono lunghi e per il gelo di marzo non si è ancora visto nulla.
Il figlio degli Avetta, Federico, di 31 anni, si è imbarcato invece nell’impresa del biologico. Per questo disciplinare più stringente ha a disposizione un terreno di quasi tre ettari. «Anche lui ha le pesche, i kiwi e vorrebbe fare anche un vigneto – racconta la madre – Per noi invece non sarebbe possibile: vendiamo tramite la cooperativa Cossano frutta e poi finirebbe in mezzo a quella degli altri».
Cosa prevede nello specifico il disciplinare della lotta integrata ce lo aveva già spiegato Antonio Scavarda, che segue questo aspetto e quello del biologico per Coldiretti Ivrea. «Cambia principalmente rispetto al convenzionale - spiega -, che il sistema di trattamenti con i fitofarmaci non è più a calendario, ma si fa solo quando è necessario. Si privilegiano trappole cromotropiche (pannelli colorati rivestiti di colla, ndr)e feromoniche per la cattura degli insetti dannosi».
Eventuali trattamenti con fitofarmaci avvengono seguendo dei parametri precisi. «Si segue l’osservazione della piovosità - spiega ancora Scavarda -, dell’umidità, della temperatura e della presenza di spore. Per quanto riguarda la peronospora della vite, ad esempio, che si sviluppa proprio in questo periodo, più o meno fino a metà luglio, c’è la famosa regola dei tre dieci, che prende considerazione proprio l’umidità, la temperatura e lo sviluppo della vegetazione. Ma oggi ci si rifà anche ad altri parametri più specifici».
Fare difesa integrata, dunque, significa avere il polso dei propri campi, ma anche delle proprie macchine. «Nel disciplinare - spiega Scavarda - è stato introdotto anche il controllo periodico delle macchine che con una buona manutenzione evita lo spreco di prodotti e fenomeni di deriva». —