Smart working: che cosa cambia con la fine dello stato di emergenza
E dunque, dopo il 15 ottobre, che cosa cambierà? Lo stato di emergenza finisce e, con questo, pure quelle regole che negli ultimi mesi hanno regolato il funzionamento dello smart working.
In questo periodo, il lavoro «agile» è stato incentivato con modalità di accesso semplificate e così, per esempio, il Decreto Rilancio lo ha configurato come un vero e proprio diritto per i genitori di figli minori di 14 anni.
Adesso però, se l’emergenza sanitaria non si protrarrà (come c’è da augurarsi), le cose potrebbero cambiare e, salvo che per il comparto del pubblico impiego dove il lavoro da remoto è già stato prorogato fino al 31 dicembre per le mansioni che possono essere svolte a distanza, la possibilità di collocare i lavoratori in smart working dovrebbe tornare a essere soggetta alle regole ordinarie di legge precedenti alla normativa straordinaria varata durante la pandemia: in particolare, occorrerà un accordo individuale tra ogni datore di lavoro e lavoratore (finirà cioè la possibilità delle aziende di collocare i lavoratori in smart working in modo unilaterale e senza gli accordi individuali previsti dalla legge 81/2017), nel quale dovranno essere stabiliti i tempi e le modalità delle prestazioni lavorative rese in modalità agile e dunque al di fuori dei locali aziendali.
Inoltre, dovranno essere regolamentati i riposi e il diritto alla disconnessione, senza il dovere di essere costantemente reperibili come è spesso successo negli ultimi mesi. Visto che comunque si pensa che qualcuno vorrà protrarre lo smart working, facendolo diventare una nuova modalità «stabile», i sindacati delle imprese e dei lavoratori stanno già mettendo a punto le linee guida per definire i contenuti inderogabili di questi nuovi accordi contrattuali.
Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che consente i congedi straordinari e lo smart working per tutti i genitori di minori di 14 anni in caso di quarantena obbligata dei figli, cosa non del tutto improbabile con l’inizio delle scuole. Nel caso di lavoratori genitori con almeno un figlio minore di 14 anni, fino alla prossima riapertura delle scuole del 14 settembre. Il diritto allo smart working integrale rimarrà comunque valido anche per i disabili gravi, per coloro che hanno un disabile grave nel proprio nucleo familiare e per chi, sulla base di una valutazione del medico, sia maggiormente esposto a rischio di contagio.
«Indietro non si torna, lo smart working sarà una grande rivoluzione e l’Italia ha fatto un grande salto in avanti», assicura la ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, sottolineando che «dopo l’emergenza, lo smart working sarà regolamentato, non sarà cinque giorni su cinque, non ci sarà una chiusura delle serrande degli uffici pubblici, ma sarà uno o due giorni a settimana e non per tutti i tipi di lavoro».
C’è poi un ulteriore problema da considerare: gli asintomatici sono da considerare malati? Se stanno a casa devono comunque lavorare, seppur da remoto, o sono in malattia? Dunque, stando ai decreti Cura Italia, Rilancio e Agosto, gli asintomatici in quarantena anche se stanno bene sono da considerarsi malati e per loro è vietato lavorare. Anche da casa.