Migranti, il nuovo piano europeo e la solidarietà obbligatoria
La presidente della commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato il nuovo piano europeo su asilo e migrazione. In un discorso di pochi minuti ha illustrato le linee guida di un sistema che deve essere congiunto fra gli stati dell’Ue con un obbligo reciproco di solidarietà.
«L’Europa», ha detto, «deve abbandonare le soluzioni ad hoc. Questo pacchetto complesso riflette un ragionevole equilibrio: condividiamo tutti i benefici, condividiamo tutti il fardello. È tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, con un nuovo equilibrio tra solidarietà e responsabilità».
Il piano non prevede i trasferimenti obbligatori chiesti dall’Italia. Non ci sarà il passaggio immediato di migranti sbarcati nelle coste Ue verso gli altri Paesi dell’Unione europea. C’è invece la possibilità per gli stati di decidere se accogliere i migranti o se finanziare il loro rimpatrio.
È un progetto che ha già raccolto dei no, in particolare nell’Est Europa. Il ministro dell’Interno della Repubblica Ceca Jan Hamacek ha detto che il suo paese è contrario a ogni forma di obbligo di accoglienza ai migranti: «Non saremo d’accordo con nessuna proposta contenente l’obbligo di ricollocamento». Sembra un no anche all’alternativa proposta dall’Ue.
https://twitter.com/GiuseppeConteIT/status/1308757360803033088Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto scrivendo che il patto è un «importante passo verso una politica migratoria davvero europea», dicendo però che «serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa».
Il timore, soprattutto nei paesi di primo arrivo, quelli che erano obbligati all’identificazione con il regolamento di Dublino, è che questa solidarietà rimanga solo nelle parole della presidente. «È tempo di gestire le migrazioni insieme, con un nuovo equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Il vecchio sistema di gestione non funziona più. Questo è un nuovo inizio per l’Ue. Oggi proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e per ripristinare la fiducia dei cittadini nella nostra capacità di gestire come Unione».
Si tratterebbe di un sistema di contributi flessibili da parte degli Stati membri: ricollocazione, quindi accoglienza, oppure le spese del rimpatrio «di persone senza diritto di soggiorno» per 10mila euro a persona oppure ancora altre forme di supporto operativo. Tutto su base volontaria, ma «nei momenti di pressione sui singoli Stati membri saranno richiesti contributi più rigorosi, sulla base di una rete di sicurezza».
Nel piano è proposta anche «una procedura di frontiera integrata». Prima dell’ingresso dovrebbe esserci uno screening con «l’identificazione di tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’Ue senza autorizzazione o che sono state sbarcate dopo un’operazione di ricerca e salvataggio». A questo si aggiungono controllo sanitario e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac. Da qui partirebbero le vie di gestione dei migranti per procedure di asili o rimpatrio.
Infine c’è la partnership con i Paesi extra-Ue da attivare per bloccare con azioni condivise il traffico di migranti e attivare percorsi legali di ingresso nell’Unione. La Commissione punta a rafforzare il controllo delle frontiere esterne con il Corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea dal primo gennaio 2021. Il piano che va a sostituire il regolamento di Dublino e deve essere approvato dagli Stati membri.