Dentro allo scenario del risiko sulle materie prime energetiche gioca un ruolo non trascurabile un impianto che sta in Toscana
LIVORNO. Sulla scacchiera della guerra nel cuore d’Europa si scontra la voglia della Russia di ritornare all’impero sovietico e il tentativo dell’Occidente di mettere sotto l’ala della Nato non solo buona parte dell’ex Europa dell’Est ma anche Kiev. Ma questa è anche la guerra del gas: le forniture russe soddisfano quasi la metà del fabbisogno europeo per industrie e case (soprattutto Italia e Germania) e, al tempo stesso, è l’export del gas che copre una buona metà del bilancio della Russia .
Dentro a questo scenario del risiko sulle materie prime energetiche gioca un ruolo non trascurabile un impianto che sta qui da noi. Ma in mezzo al mare, 22 chilometri al largo di Livorno e Pisa: è il rigassificatore della società Olt Lng Toscana (113 milioni di euro di fatturato), che è il secondo in Italia per dimensioni e pochi giorni prima che scattasse l’emergenza pandemia ha completamente ridisegnato la compagine dei soci con l’ingresso, in posizione di controllo, di Snam, colosso pubblico in mano alla Cassa Depositi Prestiti, in tandem con First Sentier Investors, fondo di origini australiane acquisito dai giapponesi di Mitsubishi Ufj, il secondo gruppo finanziario del pianeta.
«Stiamo lavorando a pieno regime» con l’arrivo di «una nave gasiera alla settimana», dice il quartier generale di Olt (e tutto avviene «sempre nella massima sicurezza»).
Il terminale riceve gas liquefatto a bassissime temperature, che viene riportato allo stato gassoso e spedito a terra tramite un gasdotto di oltre 36 chilometri, quasi tutti in mare. «La capacità di rigassificazione è di 3,75 miliardi di standard metri cubi di gas all'anno: è il 5% del fabbisogno italiano», dice l’ingegner Giovanni Giorgi, uno dei due amministratori delegati: «Dall’entrata in funzione nell'estate di nove anni fa abbiamo ricevuto gas da quasi tutte le aree del mondo: l’area del Golfo Persico con il Qatar, quella africana con Algeria, Camerun, Egitto, Guinea Equatoriale, Nigeria, quella europea con la Norvegia, e da al di là dell’Atlantico Perù, Trinidad &Tobago e, Stati Uniti». L’approvvigionamento via nave libera dal vincolo che ha il gasdotto come infrastruttura fissa: il gas via rigassificatore è una strategia più complessa rispetto al “tubo” ma offre il vantaggio della possibilità di diversificazione a seconda delle esigenze, siano esse le convenienze economiche o le emergenze geopolitiche. Lo dice anche l’ingegner Maurizio Zangrandi, l’altro amministratore di Olt: «È proprio grazie a questa elasticità di utilizzo che il nostro terminale fornisce un contributo importante alla sicurezza e alla diversificazione delle forniture di gas al Paese».