Il ministro Cingolani al sindaco Ferrari: «Nulla è stato ancora deciso». Ravenna al momento sarebbe in pole. Polemiche sull’incontro riservato
PIOMBINO. Niente di fatto: sul rigassificatore, Piombino sarebbe ancora una delle opzioni al vaglio del governo. O meglio al vaglio di Snam, i cui tecnici stanno prendendo le misure sul porto. Riapre così la partita gas il ministro Roberto Cingolani, che ieri ha ricevuto al ministero il sindaco piombinese Francesco Ferrari. Un incontro riservato, che il sindaco di Fratelli d’Italia ha chiesto attraverso la segreteria romana del suo partito anticipando l’arrivo del ministro alla Transizione ecologica in città, dov’era atteso per le prossime settimane, per spiegargli le sue preoccupazioni sulla convivenza in banchina tra una nave gasiera da 300 metri, il traffico di 3 milioni di passeggeri per l’Elba (dato 2021), l’immagine turistica della città, la riconversione post industriale. La decisione è ancora aperta, dunque, secondo il ministro. E secondo voci ufficiose Piombino potrebbe non essere la prima scelta, con Ravenna in pole position per dimensioni e ampiezza del bacino a mare. Il blitz romano di Ferrari non è piaciuto affatto al presidente dell’Autorità portuale Luciano Guerrieri, il quale reclama un tavolo istituzionale a cui l’Autorità portuale sieda di diritto.
Si dice ottimista Ferrari dopo l’incursione romana. Maometto va alla montagna... «Direi che è la montagna che va da Maometto», rivendica il sindaco. Una battuta che riposiziona il ruolo della città. «È stato un incontro importante – commenta -: ho chiesto aiuto a Giorgia Meloni per vedere il ministro e rappresentargli il sentimento e le necessità di Piombino, quelle contenute nel patto per la città, un progetto ambizioso che vogliamo discutere con il governo per una riconversione ecologica che faccia di Piombino un’esperienza pilota. Per questo era necessario che il ministro conoscesse bene la situazione prima che il governo prenda una decisione. E questo ho detto al ministro, che ho incontrato insieme ai parlamentari di FdI Francesco Lollobrigida e Riccardo Zucconi: che in porto devono convivere un traffico di navi passeggeri per l’isola d’Elba che in estate raggiungono il numero di 100 – 120 al giorno; l’attività di itticoltura e in generale la capacità di utilizzare il porto in tutte le sue potenzialità».
Cingolani ha confermato che «una decisione definitiva in merito al posizionamento del rigassificatore non è ancora stata presa e dipenderà dai rilievi tecnici in corso da parte di Snam – spiega il sindaco – ma ha assicurato che terranno conto anche delle necessità del territorio. Gli ho spiegato le criticità che il rigassificatore causerebbe alla diversificazione e al rilancio economico e turistico della città, e anche quanto danneggerebbe l’immagine di un territorio che sta faticosamente cercando di riscattarsi dopo anni di profonda crisi industriale. In questa occasione abbiamo voluto esporre al ministro quanto la città abbia invece bisogno di attenzione sul tema delle bonifiche e su tutte quelle necessità che abbiamo condensato nel nostro Patto per Piombino che, nell’occasione, gli abbiamo consegnato».
Per il presidente dell’Autorità portuale non è una questione di merito ma di metodo. Guerrieri contesta infatti che il sindaco abbia agito da solo, senza coinvolgere l’Autorità portuale. «Sono perplesso – commenta Guerrieri – di non essere stato informato dell’incontro dal sindaco, ma anche dal ministro, perché una decisione per Piombino, e per il porto di Piombino deve passare da un tavolo istituzionale. L’Autorità portuale è un ente di nomina statale che ha competenza sul porto, dunque lasciarci fuori è una scelta incomprensibile».
La gestione del rigassificatore di Piombino, se mai si farà, dovrebbe essere affidata a Snam, che all’inizio di marzo, insieme a Eni, aveva ricevuto dal governo l’incarico di trovare due metaniere da trasformare in rigassificatori per far fronte alla crisi ucraina e al blocco del gas russo. Rispetto agli altri due rigassificatori operativi offshore, quello di Piombino è pensato come una soluzione ibrida: una nave metaniera, ma attraccata a una delle banchine in porto. Evitando tempi e costi di installazione di un gasdotto per collegare la rete di distribuzione alla nave al largo in gran parte sottomarino.
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