Liceo Cicognini, Bonetti sul ballo vietato alle lesbiche: «La discriminazione per le studentesse è doppia»
La ministra Bonetti si scaglia contro l’istituto di Prato. «Superare il simbolismo di un modello ormai archiviato»
Un’esclusione nell’esclusione. Questo rappresenta il ballo delle debuttanti organizzato dal liceo Cicognini di Prato, secondo Elena Bonetti, ministra alle Pari opportunità e Famiglia. Un messaggio retrogrado – spiega – che ci porta indietro di decenni. E che – precisa – sembra porre le donne in una condizione di svantaggio. Una doppia discriminazione per le studentesse. Escluse come donne, oltre che per il loro orientamento sessuale.
Ministra Bonetti, cosa pensa del caso scoppiato al liceo Cicognini di Prato?
«Innanzitutto vorrei augurarmi che il simbolismo che viene associato all’idea del ballo delle debuttanti venga superato. Fa riferimento, infatti, a un modello sociale che il nostro Paese ha scelto di archiviare perché vedeva le donne in una condizione diseguale rispetto agli uomini e associava a questi appuntamenti il simbolo d’ingresso in una società per poter trovare un marito “adeguato”».
È discriminazione?
«Sì. E qualsiasi forma di discriminazione e di asimmetria tra donne e uomini oggi va cancellata ed è quello che stiamo facendo. Cambiamo il linguaggio: vorrei parlare di una festa di fine anno. E, all’interno di una festa tra studenti, ritengo inaccettabile che possano esserci delle regole che impongono alle ragazze di dover partecipare accompagnate o di dover ballare decidendo con chi possono farlo o meno. In una festa tra studenti, va messa al centro quella relazione paritaria che la scuola deve costruire come punto qualificante di una cittadinanza matura. Questo impone la nostra Costituzione: rispetto reciproco tra le donne e gli uomini, ma anche accoglienza delle diversità, costruzione di relazioni positive».
Quanto è grave che si inibisca la partecipazione a una festa studentesca sulla base dell’orientamento sessuale?
«Moltissimo. L’impegno per le pari opportunità deve valere anche verso chi appartiene alla comunità Lgbt+ e la scuola deve essere il primo laboratorio di democrazia e quindi di rimozione di qualsiasi forma di discriminazione».
Dunque che ruolo deve avere la scuola?
«È il luogo prioritariamente dedicato alla costruzione di una cittadinanza che, per scelta costituzionale, si basa sul riconoscimento della dignità di cui ciascuno di noi è portatore. Tra l’altro le nuove generazioni sono, oggi, non solo sensibili, ma anche capaci di intuire che è questa la direzione giusta in cui incamminarci come società. La relazione educativa, la costruzione dei rapporti all’interno della scuola sono fondamentali: abbiamo visto anche come la chiusura delle scuole, durante la pandemia, abbia provocato danni psicologici ed emotivi, non solo d’apprendimento».
Cosa sta facendo il governo contro le discriminazioni?
«Abbiamo scelto con convinzione di agire per dare piena concretezza alle pari opportunità. Penso alla prima strategia nazionale per la parità di genere, così come alle azioni che vogliono rimuovere qualunque forma di discriminazione, compreso quello nei confronti della comunità Lgbt+».
E quali sono?
«Gli strumenti normativi per condannare ogni violenza che si basi sull’omofobia e transfobia sono necessari. Ma è altrettanto importante promuovere quelle politiche attive che favoriscano la costruzione di reti territoriali e di prossimità per costruire una cultura del rispetto delle pari opportunità anche in questo ambito. A tal proposito, vorrei ricordare l’impegno del governo, anche su sollecitazione del Parlamento: abbiamo dato seguito a un investimento significativo nel sostegno di centri anti-discriminazione per le persone Lgbt+. Siamo impegnati anche nella formulazione di criteri di accreditamento per la costruzione di case rifugio per vittime di violenza appartenenti alla comunità Lgbt+. Oltre a un tema di condanna, serve portare avanti politiche attive».
E sul fronte della parità di genere?
«La parità di genere è un’asse prioritario di azione per il governo. Ogni forma di disuguaglianza, ogni forma di discriminazione, è di fatto un ostacolo al raggiungimento di questo cammino condiviso di sviluppo. Per questo, sul tema delle pari opportunità, per rimuovere le disuguaglianze di genere, abbiamo deciso di impegnarci in un progetto di lungo periodo, quello previsto dalla strategia nazionale per la parità di genere, investendo risorse adeguate».
Di cosa si tratta?
«Sono azioni che riguardano la rimozione delle disuguaglianze nel mondo del lavoro, tra donne e uomini. Il Family Act, che è una riforma integrata e strutturale delle politiche familiari, introduce principi innovativi per rimuovere queste disuguaglianze».
In che modo?
«Introducendo i congedi parentali paritari tra donne e uomini, incentivando il lavoro femminile. Penso all’investimento sull’imprenditoria femminile e agli incentivi alle imprese, anche attraverso la certificazione della parità di genere, non solo per assumere donne, ma anche per promuovere carriere femminili e sostenere l’armonizzazione tra la vita familiare e il lavoro».
Però continua a esserci ancora grande disparità tra carriere femminili e maschili.
«È vero. Per questo serve anche promuovere nuove competenze per le nuove generazioni. Abbiamo un grande ostacolo da superare: il divario tra le competenze maschili e femminili, soprattutto nell’ambito scientifico-tecnologico. Investire nella formazione per rimuovere differenze di genere è uno degli obiettivi che risulta prioritario nel mondo del lavoro e della transizione ecologica e digitale che stiamo costruendo. Promuovere leadership femminile vuol dire inoltre promuovere percorsi di trasparenza nella selezione anche nell’ambito della pubblica amministrazione; significa incentivare il mercato del lavoro per il raggiungimento di una parità salariale tra le donne e gli uomini.
Ma la strada è ancora lunga.
«Sì. È importante, però, dare incentivi e premialità per chi porta avanti politiche di pari opportunità: lo abbiamo fatto con l’introduzione della certificazione della parità di genere e cambiando la legge sugli appalti a favore di queste iniziative».
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