Acciaio, il tavolo traballa. I sindacati non si fidano più: «Adesso il governo si fermi e cerchi un’alternativa»
![Acciaio, il tavolo traballa. I sindacati non si fidano più: «Adesso il governo si fermi e cerchi un’alternativa»](https://iltirreno.gelocal.it/image/contentid/policy:1.41481948:1654078973/image.jpg)
Ministero e Jsw spingono per la firma dell’addendum e lo sblocco della maxi commessa
PIOMBINO. La sensazione diffusa è quella di trovarsi di fronte a un deja vu. Lo dicono i sindacalisti che via via intervengono dopo aver ascoltato il vicepresidente esecutivo di Jsw Italy Marco Carrai che illustra le linee guida del progetto industriale, annuncia il revamping del treno rotaie e dei treni per le barre e la vergella, parla di tempi, cronoprogrammi e dell’avvio di uno studio per la realizzazione del forno elettrico (ce ne sarebbero altri quattro già effettuati, ma poco importa), peraltro collegato a una valutazione dei costi dell’energia. Lo dice anche il sindaco Ferrari: sembra di ascoltare lo stesso disco di quattro anni fa. I medesimi impegni presi da Jindal nel 2018, rimasti tutti sulla carta. È per questo motivo che il giudizio delle segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm, Usb e Uglm è impietoso, dopo le conclusioni affidate al responsabile dei tavoli di crisi Luca Annibaletti, che ha presieduto il tavolo che si è tenuto ieri mattina a Roma nella sede del ministero allo Sviluppo economico.
L’incontro era atteso da mesi dai sindacati, che volevano informazioni chiare sui vari temi aperti: dall’epilogo della trattativa per l’ingresso di Invitalia nel capitale di Jsw, alle voci sull’interessamento di altri gruppi siderurgici per Piombino, fino alle voci di una vendita delle acciaierie. Il punto che tuttavia stava più a cuore all’azienda e al governo era invece quello relativo alla maxi commessa da 2,4 miliardi per la fornitura delle rotaie a Rfi, ritenuta cruciale dal vicepresidente esecutivo di Jsw Steel Carrai «È un volano per innescare il piano di investimenti per lo stabilimento di Piombino». Impegni per l’impresa, parole vuote per i sindacati. «L’incontro non ha portato nessun concreto avanzamento sulla discussione – attaccano le segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm, Usb e Uglm – Carrai ha presentato le linee guida dell’ultimo piano industriale nel quale l’azienda “auspica” e ha esposto le sue intenzioni, peraltro già troppe volte annunciate: revamping dei treni, studio sul forno elettrico, impianti per il riciclaggio di plastiche, occupazione parziale con 1200 degli attuali 1700 addetti. Si assiste peraltro a un degrado anche dell’approccio istituzionale al tema delle crisi, essendo passati dalla presentazione delle slide con tanto di relazioni, alla narrazione delle intenzioni».
I sindacati non le hanno mandate a dire anche al governo, hanno più volte incalzato il responsabile dei tavoli di crisi per il ministero Annibaletti: «Dove sono i ministri e dov’è la responsabilità politica del governo in questo come in molti altri tavoli di crisi? – chiedono le segreterie provinciali dei sindacati – troppo semplice la dichiarazione del professore Annibaletti che Invitalia non sia riuscita a trovare un accordo con Jsw. Il governo, nella persona del viceministro Todde e precedentemente da parte di altri autorevoli esponenti, aveva dato ben altre garanzie». Insomma, i nervi sono tesi e la fiducia è sempre più scarsa. Per il ministero il confronto, tuttavia, è aperto. Entro pochi giorni Annibaletti intende convocare una riunione tra i sottoscrittori dell’accordo di programma per arrivare alla firma dell’addendum in tempi rapidi. Ma solo dopo, spiega il ministero in una nota, «un confronto complessivo che comprenda gli investimenti programmati e preveda una prospettiva per i lavoratori. Pertanto dovranno essere previsti specifici parametri per monitorare lo stato di avanzamento del piano industriale, consentendo così di verificare passo dopo passo il rispetto degli impegni».
Parole che non bastano a convincere i sindacati che hanno rinnovato l’appello rivolto alle istituzioni a non firmare l’addendum. Non solo: «Chiediamo al governo di fare verifiche se esistano alternative al gruppo Jsw».