La denuncia di una donna e la risposta dell'azienda sanitaria
PONTEDERA. Il caldo manda in difficoltà le strutture di pronto soccorso, in questo caso quello dell’ospedale Lotti di Pontedera. Il boom di accessi è una tendenza cominciata tra fine maggio e inizio giugno, dovuto in gran parte al caldo record che si è abbattuto sulla nostra regione. A farne le spese sono soprattutto le persone anziane, i malori e i mancamenti per difficoltà respiratorie e disidratazione si verificano a ripetizione. I pronto soccorso – sulla costa così come nelle aree interne, il dato è più o meno costante – registrano aumenti di visite nell’ordine del 20-30 per cento (a Pontedera il numero medio giornaliero di accessi è passato da 150 a 180). Questo comporta – dato che le strutture ospedaliere sono storicamente e cronicamente sotto personale – che si creino situazioni di disagio, grandi o piccole che siano, lamentate dagli utenti dei vari pronto soccorso o dai loro familiari.
È questo il caso di Marilina Citti, che protesta per il trattamento riservato all’anziana suocera 87enne originaria di Montopoli: «Venerdì scorso mio suocera – 87 anni di Montopoli – cade in casa, sbatte la testa ed il fianco. Il medico di base non rileva prospettive allarmanti ma due giorni dopo – cioè domenica – la famiglia, avendo la donna dolori costanti, decide di portarla all’ospedale Lotti di Pontedera, struttura in cui la signora giunge alle 12.50. Da questo momento è un calvario: anziani col catetere che perdono sangue dalle urine a cui viene prospettato di essere rispediti a casa per la non reperibilità dell’urologo; ragazze reduci da incidenti stradali in attesa per ore, nonostante dolori acuti; la sala per le radiografie tenuta bloccata per 90 minuti a causa della sanificazione anti-Covid, perché una signora era stata trovata positiva e, di conseguenza, isolata dentro una specie di cabina/tugurio improvvisata. Alla fine di tutto questo, quando finalmente mia suocera viene visitata dopo oltre 6 ore, gli viene diagnosticato un sanguinamento al cervello ma viene sistemata in una camera, solo all’una del mattino, dopo altre sei ore su una barella».
Una critica non all’operato dei medici – aggiunge la donna – ma all’aspetto organizzativo del pronto soccorso. Una ricostruzione contestata dall’Asl Toscana Nord Ovest, che gestisce la struttura ospedaliera. L’Asl fa sapere che «La donna è stata presa in carico dopo 20 minuti. A quel punto si è seguiti da medici e infermieri, così come è avvenuto regolarmente con la signora in questione. Per quanto riguarda i tempi, comunque, ce ne sono di tecnici che non possono esser compressi perché serve accuratezza nel fare gli esami, leggerli, scrivere i referti e firmarli. Senza dimenticare che la paziente non è stata 12 ore in barella ma era in un letto Obi (osservazione bassa intensità)». Contemporaneamente in pronto soccorso si è verificata una situazione di emergenza: «Tre medici si stavano occupando di un arresto cardiaco, che ha la precedenza; e poi vanno aggiunti i malori per il caldo e anche gli incidenti che nei festivi sono più frequenti». Infine la questione della sanificazione post contagio: «Anche qui – prosegue l’Asl – servono dei tempi e ci sono dei protocolli da seguire. In ogni caso le persone positive non vengono sistemate in un tugurio».
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